Sono ancora donna!

[di Anna Cappuccio – psicologo*]

Arriva un momento nella vita di una donna che segna il passaggio verso una dimensione nuova a livello biologico, ma anche emozionale e psicologico. È un momento legato, ancora oggi, a numerosi tabù, luoghi comuni e false credenze. Questo fa sì che la menopausa venga acquisita e vissuta come una malattia, o comunque come qualcosa da allontanare, piuttosto che un’importante esperienza che fa parte dell’età matura di ogni donna. Mentre il menarca proietta la donna verso la generatività e la costruzione di un’identità saldata alla capacità di dare vita, la menopausa la catapulta dentro una realtà di perdita e di mancanza. Questa perdita spinge a sentirsi orfane di aspetti di sé che si erano sempre avvertiti come fondamentali del proprio essere donna. Infatti, la perdita delle mestruazioni e, consequenzialmente, della possibilità generativa, della capacità di dare la vita viene vissuta come un enorme buco nero che risucchia la vitalità, il desiderio e la sessualità. Il proprio corpo si sente diverso, estraneo, un corpo non più capace di provare passione, un corpo rotto e non funzionante. 

Inevitabilmente, l’immagine di sé basata sull’identità corporea può apparire disgregata e compromessa. Nel tentativo di ricostruire questa identità corporea che sembra essere sfuggita di mano, si rincorrono attività e soluzioni a volte effimere e poco funzionali. Così, ci si immerge completamente nel lavoro, si coltiva un’attenzione spasmodica per l’alimentazione, si insegue una cura esagerata per il corpo attraverso laboriosi percorsi di fitness o di chirurgia estetica. Si cercano soluzioni per non prendere contatto con paure a lungo sopite nel mondo interiore e risvegliate, come un cerbero feroce, dai cambiamenti biologici. La menopausa inevitabilmente, e a volte violentemente, mette di fronte al tempo che passa, alla paura di invecchiare, di sentire sfiorire la giovinezza e non avere più un corpo bello e attraente. Spinge a confrontarsi con la perdita di qualcosa che non tornerà più, minando la stessa immagine identitaria che la donna ha costruito negli anni sulla base delle caratteristiche fisiche e corporee.  Per queste perdite, che hanno il sapore di veri e propri lutti reali e simbolici, può attivarsi un’angoscia di morte, e di conseguenza possono emergere vissuti ansiosi e depressivi. Si ha la sensazione di non valere e di non essere più all’altezza delle richieste della vita, di invisibilità perché non più attraente e interessante.

Tuttavia, la menopausa è qualcosa che può andare oltre la confusione e il disorientamento. Se vissuta con consapevolezza e con serena accettazione può trasformarsi in un tempo di ricchezza e di fertilità psicologica, un tempo in cui può essere possibile aprirsi a un nuovo modo di vivere la propria femminilità. Può essere uno spazio di vita in cui scoprire una sessualità che, spogliata di ruoli e aspettative, può essere fatta veramente propria, vissuta e immaginata nella propria soggettività. Può essere una dimensione di vita nuova e vitale.

* psicologo clinico, psicoterapeuta

22 luglio 2023 – © riproduzione riservata

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