Relazione ispettori Mef, cartellino giallo per il Comune

[di Carmine Landi]

Novantadue pagine. Che poi è la lunghezza standard di quei quadernetti per gli inventari frequentemente compilati dai commercianti quando scocca l’ora della dismissione dell’attività. Del doman non v’è certezza, in riferimento agli effetti della voluminosa relazione degli ispettori del ministero dell’Economia che inventaria le criticità amministrative battipagliesi: più che una bocciatura, ad oggi le presunte irregolarità rilevate in riferimento a dirigenti municipali che non ruotano, a premi elargiti per obiettivi blandi, a retribuzioni non spettanti, a compensi non dovuti e ad incentivi a pioggia evocano alla mente un “rimandato”. Ad agosto, deadline che incombe sul capo della sindaca Cecilia Francese, del segretario generale Vincenzo Maiorino e delle eminenze burocratiche per eccepire ai numerosissimi rilievi riscontrati da Biagio Giordano e Francesco Pampinella, dirigenti dell’Igesifip (Ispettorato generale dei servizi ispettivi di finanza pubblica).

Quinquennio 2018/2022: è il lasso temporale esaminato dal tandem che ha ispezionato gli uffici municipali tra luglio e novembre scorso e che ai primi d’aprile ha notificato le risultanze all’Ente. Ricorrendo finanche, in due paragrafi della relazione, all’espressione che più d’ogni altra incute timore a donne e uomini della Pubblica amministrazione: “danno erariale”. Giordano e Pampinella scrivono di potenziale «responsabilità erariale» alludendo ai circa 227.000 euro delle retribuzioni di risultato elargite agli incaricati delle posizioni organizzative sulla scorta di “valutazioni riguardanti esclusivamente il comportamento individuale, e non anche il grado di raggiungimento degli obiettivi”. Un voto “in condotta” valso quanto una pagella di merito, con gli annessi premi in danaro riconosciuti. 

Si riparla di possibile danno erariale anche per 34.517 euro che tra il 2019 e il 2022, a vario titolo, i dirigenti dei settori contabili si sarebbero autoliquidati, senz’averne preventivamente definito l’incidenza sulla retribuzione di risultato in sede di concertazione sindacale, a titolo d’incentivazione per il potenziamento degli uffici tributari. Una fetta di quei 301.000 euro ripartiti tra tutti i dipendenti coinvolti nelle attività di recupero dell’Imu e della Tari e che per gli ispettori assomigliano a una mera erogazione “a pioggia”, in assenza d’una strutturazione del progetto in termini di tempi, fasi, personale coinvolto e indicatori di risultato. 

Il tema degli obiettivi e dei risultati è tra i più sensibili della relazione. Specie a proposito dei voti riconosciuti dai dirigenti municipali nelle valutazioni annue dei dipendenti. Tutti bravissimi: a volo d’uccello, infatti, i due ispettori hanno visionato le schede d’otto lavoratori per l’intero quinquennio. “L’esame – scrivono – ha consentito di rilevare che la valutazione è stata in tutti i casi di un valore tale da collocare i medesimi nella fascia di merito più elevata per tutti gli anni”. E così si spiega pure il gap di 300 mila euro che separa gli 820 mila previsti complessivamente nel quinquennio e appostati d’anno in anno in sede di contrattazione decentrata integrativa (un’intesa che regolamenta gli aspetti tipici dell’Ente) e gli 1,12 milioni di euro effettivamente erogati alla voce “compensi di produttività individuale e collettiva”. Le parole riservate ai dirigenti che elaborano le “pagelle” degli iper-produttivi dipendenti lasciano poco spazio ai dubbi: “Non hanno dimostrato la capacità di differenziare in maniera significativa i giudizi”. 

Analogo principio che ha indotto gli ispettori a stigmatizzare le positive valutazioni espresse sui dirigenti, con annessi premi, per obiettivi – ritenuti raggiunti addirittura al 100 per cento nel 2022 – “declinati (nei Piani della performance, ndr) su un arco temporale solamente annuale e per di più relativi ad attività normalmente previste”. Le missioni vengono giudicate “del tutto inadeguate a esprimere effettivi miglioramenti dell’azione amministrativa”. 

Viene contestata, inoltre, l’inamovibilità di dirigenti mai oggetto di rotazione tra diversi settori. Altro campanello d’allarme riguarda i 151.750 euro di compensi elargiti a dirigenti, vari segretari generali, incaricati di posizioni organizzative e dipendenti comunali che hanno preso parte a commissioni di concorso per le quali, parere degli ispettori, non dovevano percepire alcun pagamento extra. Parlano d’una “violazione del principio di omnicomprensività del trattamento economico accessorio”: per gli ispettori non si possono erogare soldi extra per prestazioni ritenute rientranti nei “doveri d’ufficio”.

Pampinella e Giordano stigmatizzano anche l’assunzione dell’ex capo della polizia municipale, ora in pensione: ritengono “illegittimamente” erogati poco più di 60 mila euro di retribuzione posizione prevista per i dirigenti. A loro parere il comandante era stato qualificato come “titolare di area di posizione organizzativa con funzioni dirigenziali”. Insomma, per gli ispettori, che però fanno confusione sul conferimento (scrivono d’un difetto di selezione pubblica, ma l’incarico arrivò a valle d’una procedura concorsuale) la qualifica dirigenziale sarebbe stata attribuita “in mancanza di un ufficio di livello dirigenziale nella pianta organica”. 

I due funzionari del Mef, infine, attaccano frontalmente un solo funzionario, pure lui in pensione, negli anni addietro a capo dell’Area finanziaria. In riferimento ai compensi per le commissioni e compiti istituzionali, ne parlano come del “dominus dell’attribuzione di tali incarichi”. Ha adottato “la maggior parte degli atti di conferimento” e in quei documenti “non sono indicati i criteri che hanno presieduto alle nomine, sì che queste ultime paiono disposte in maniera assolutamente discrezionale”.
Per lui, più che giallo il cartellino sembra quasi rosso.

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