Il mare d’estate

[di Francesco Bonito]

I prelievi effettuati pochi giorni fa dall’Arpac rilevano una situazione leggermente migliorata. Tranne le zone vicinissime alla foce del Tusciano, poche centinaia di metri con una qualità dell’acqua definita “scarsa”, il resto dei 4 chilometri del nostro litorale è bagnato da un mare discretamente pulito. Non c’è da festeggiare; abitualmente in primavera e in autunno l’acqua è cristallina, mentre è da fine giugno a fine agosto che la situazione peggiora sensibilmente.

Lavorare col massimo dell’impegno e delle risorse, per raggiungere non solo l’obiettivo della mera “balneabilità”, ma per garantire condizioni di salubrità e trasparenza dell’acqua, dovrebbe essere un imperativo categorico per i nostri amministratori. Sappiamo che la qualità “scarsa” del nostro mare è dovuta soprattutto al fatto che circa il 50 per cento dei reflui urbani non viene trattato da impianti di depurazione, finendo direttamente nel Tusciano e quindi in mare. Il collettore che dovrebbe raccogliere e far confluire questi liquami verso il depuratore di Salerno è da anni in fieri; nemmeno i ben informati sanno quanti metri – o chilometri – di condutture siano stati finora ultimati. La realizzazione dell’opera non dipende direttamente dal nostro Comune: questo è il mantra che sentiamo da anni, declamato a volte come alibi pilatesco. 

Nel prossimo futuro tutta la fascia costiera a sud di Salerno sarà interessata da una profonda trasformazione, un radicale cambio d’aspetto della litoranea da Salerno ad Agropoli: meno manufatti nella pineta fronte mare, più aree pedonali, una nuova pista ciclabile, etc. Questo comporterà affrontare l’ingarbugliata questione dell’occupazione, con o senza titolo, di ampie zone di pineta e di demanio da parte di campeggi, stabilimenti balneari e bar: imprese che lì hanno svolto per decenni la propria attività, fornendo servizi, offrendo occupazione stagionale, investendo risorse sul tagliente filo del rasoio tra demanio, proprietà privata e bene pubblico. A Battipaglia si è sempre fatto finta di non vedere, per intuibili ragioni. Ora, però, il problema è venuto prepotentemente alla ribalta, non si può più fingere di non sapere e va trovata una soluzione, non solo amministrativa, ma politica. Va contemperato il rispetto delle disposizioni cogenti con il futuro economico di decine di imprenditori e di centinaia di lavoratori. Un’intera economia che non può essere lasciata naufragare, volgendo lo sguardo altrove. 

Ma torniamo dove siamo partiti: al mare, al depuratore “scollegato”. Il mare pulito potrebbe essere il volano di una non più rimandabile ripresa economica della nostra città. Con la crisi irreversibile del comparto industriale e la sofferenza ormai cronica del settore commercio, rilanciare il turismo (visto pure l’aeroporto a 10 minuti) è forse l’unica via per arrestare un declino economico, demografico e sociale altrimenti inesorabile. Il “governatore onnipotente” dovrebbe essere in grado di far costruire in tempi rapidi qualche chilometro di tubature, risolvendo l’annoso problema della mancata depurazione e restituendoci il mare blu. Da mesi si sente dire che la nostra sindaca sia più vicina a De Luca, sia più ascoltata rispetto al passato. Allora è arrivato il momento di chiedere. E di ottenere. 

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