Un contagio al giorno…

[di Ernesto Giacomino]

Peccato per il recente “cluster” di Villa Maria, che – al netto, ovviamente, dei motivati timori per la salute degli ospitati – ci sbatte ingiustamente alla ribalta come fucina provinciale di nuovi contagi. Soprattutto perché, dal punto di vista puramente statistico, ci stara una media vantabile da pochi altri comuni italiani: ché è storia, ormai, che in questa estate appena passata Battipaglia è stata la città del salernitano con meno contagi. L’hanno detto i giornali, non ci si inventa niente: cento positivi in tre mesi, insomma, che spalmati sul periodo esaminato fanno uno virgola spiccioli al giorno.
Non dovesse, il dato, sembrare così eclatante, occorre fare un passo indietro e comprendere la reale portata dei numeri nazionali riferiti al Covid 19: oltre quattro milioni e mezzo di positivi in un anno e mezzo, poco meno d’un decimo della popolazione adulta. Che, proiettato in piccolo quaggiù da noi, avrebbe potuto significare un picco di quattro-cinquemila positivi: dito più, dito meno, circa dieci al giorno. Perché il brutto della statistica è quello, disumanizza i numeri, separa lo studio dal contesto, riduce le tragedie a elementi di formule matematiche. Come per l’incidenza del dato più tragico, ad esempio, quello della mortalità: i “minimizzatori” guardano al numero complessivo, rapportano alla popolazione, sbuffano su quel “due per mille” di percentuale definendolo comunque infimo rispetto ai danni che una pandemia più severa avrebbe potuto fare. Invece un due per mille, a Battipaglia, avrebbe significato qualcosa come un decesso ogni cinquecento abitanti: una vittima della pandemia ogni isolato, intreccio di strade, manciata di palazzi. Sarebbe stato straziante molto più di quanto non lo sia stato osservarlo in televisione come fenomeno – per quanto terribile – relativamente lontano.
Tornando a noi, quindi. Battipaglia ligia e composta, e chi se l’aspettava. Che a camminare per strade e bar l’impressione è spesso tutt’altra, c’è sempre da beccare nugoli di apprendisti negazionisti che non infilano mascherine, o sbraitano contro il green pass, o apparecchiano teorie complottiste che includono scie chimiche, il finto sbarco sulla Luna e le piramidi costruite dai rettiliani.
E allora no, magari sarà tutta apparenza, semplice voglia di ciarlare e contraddire. D’altra parte, la corsa alle vaccinazioni, qua da noi, è stata tutto sommato massiccia. E anche sul discorso assembramenti – se proprio va detta tutta – mai s’è finiti su un giornale o tg locale per qualche evento o comportamento particolarmente foriero di rischi di contagio.
C’è il rischio, insomma, che sotto sotto – vuoi perché attaccati alla pellaccia, vuoi perché apprensivi verso i nostri cari – almeno sotto l’aspetto sanitario siamo dei bravi cittadini. O almeno, fa piacere pensarlo; giacché l’unica teoria alternativa a questa ipotesi d’improvviso e ben celato senso di responsabilità chiama in causa altro: la scarsità di visitatori esterni. Roba, insomma, per cui qua i contagi estivi sarebbero stati contenuti perché nessun vacanziere ce li ha portati da fuori.
Fosse così, allora, poco male comunque. Occorrerebbe solo fermare tutti quei politici che da anni provano a convertirci in polo turistico: lasciate stare, grazie, qua funziona che virus e buoi dei paesi tuoi.

30 settembre 2021 – © riproduzione riservata

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