Stretta la foglia, lorda la via

[di Ernesto Giacomino]

E ok, alla fine hanno riappaltato il servizio pubblico di spazzamento. Anche se è stata dura: la commissione d’accesso ha dovuto controllare che non nascondessimo kalashnikov nelle scope, che i rifiuti da prelevare non contenessero plutonio e che le ruote delle carriole fossero omologate a norma CEE. Perché noi popoli di camorristi navigati, si sa, nascondiamo l’illecito dove meno te lo aspetti.

A seguire, poi, la solita relazione per il ministero dell’Interno che l’ha sub-relazionata al Prefetto che l’ha stra-relazionata per i posteri. Totale: mhm, non so, chissà, ma sicuro che se togliamo l’immondizia dalle strade sotto non escono i cadaveri delle loro continue ed efferate sparatorie tra clan rivali? Ok, va’, corriamo il rischio: male che vada riasfaltiamo.

Giù un sospirone collettivo di sollievo, allora, giacché la monnezza dei vicoli è stato il leit motiv di un’intera estate. Più dei tormentoni musicali, delle banalità sul clima incerto, dei film pomeridiani di Totò e le repliche di Starsky & Hutch (che confesso di aver rivisto quasi tutte dandomi per finto malato ogni qualvolta tentavano di trascinarmi al mare). Anche sui social sbucava costantemente, con tanto di foto, quest’immane scempio urbanistico-ambientale, con iniziative del tipo “Andiamo a spazzare noi!” a cui si ribatteva con controiniziative del tipo “Avviatevi, giusto una mezz’oretta di pennichella e vi raggiungo”.

No dai, sul serio. Davvero nessuno si è reso conto che la vera tragedia non era che non ci fosse nessuno a ripulirci le strade, ma piuttosto il fatto che in una società civile quelle stesse strade non avrebbero dovuto raggiungere un simile livello di degrado?

Ok, le strade si trovano per strada. Vuoi o non vuoi si sporcano: ma di foglie morte, terra, cenci di catrame, insetti, escrementi di randagi. Roba, per così dire, fisiologica: caduta dagli alberi, trascinata dal vento, regalata dalle scorribande di animali liberi. Ma io, giuro, un albero che produce valanghe di volantini appallottolati di discount, finora, non lo avevo mai visto. Né avrei mai potuto immaginare che i cani defecassero lattine, incarti di sigarette, vuoti di bottiglia.

Cioè: se spargi immondizia sapendo che il giorno dopo verrà ripulita, sei un incivile. Ma se lo fai sapendo che non c’è nessun servizio di spazzamento a provvedere, allora no, quale inciviltà. Sei solo un enorme, raro, inimitabile imbecille. Uno che nelle più sperdute e introvabili tribù della Papua Nuova Guinea starebbe emarginato all’ingresso dei villaggi a fare da tabella segnaletica.

Ecco: sulla camorra pare che zoppichiamo ancora un po’, ma sull’idiozia ce la giochiamo discretamente. Vai in stazione, o all’ingresso di questi ipermercati venditutto, all’esterno ci sono posacenere giganti ricolmi di sabbia per spegnerci le sigarette, e cosa vedi? I posacenere pressoché vuoti, e un tappeto lercio di mozziconi ai loro piedi. E – colmo dei colmi – inservienti pagati apposta per ripulire lì dove lo sporco non dovrebbe proprio esserci. Gente che sta là a sudare di scopa e paletta, e non si stupisce né stizzisce per l’assurdità della cosa.

La cultura della zuzzimma, insomma. Ci appartiene, è secolare, non è colpa nostra: ce l’avranno sganciata gli alleati con le bombe del ’43.

4 settembre 2014 – © riproduzione riservata

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