Discolo orario

[di Ernesto Giacomino]

Confesso che sono il primo a cui parlare ancora di viabilità, in questo bailamme di problemi nuovi o rivisitati che stanno crucciando l’amministrazione, sa di stantio se non anacronistico. Tra nubi presumibilmente tossiche, balneabilità a giorni alterni e altisonanti tradimenti political-comunali, voglio dire, a chi vuoi che freghi davvero di traffico e divieti di sosta.
E però, a mio avviso, a far trasparire un certo – cavalcante – lassismo perché distolti da “priorità superiori” nemmeno ci rimediamo una figura bellissima. O no? Tanto più che, per dirla tutta, in comuni limitrofi tipo Bellizzi stanno sul versante esattamente opposto: prima il dovere (di fare le pulci agli automobilisti), poi il piacere (di scannarsi amichevolmente). E la multa che ho nel cassetto, per “aver sostato a meno di cinque metri dal punto di intersezione” (a occhio e croce sì, hanno ragione: saranno stati quattro metri e ottantasette) ne è la prova lampante.
Argomento del giorno, allora: via Matteo Ripa, zona parcheggio. A dirla tutta m’è tornata in mente per la diatriba recente sulle foto di Alba Ecologia, che in loco pareva aver appena immortalato con telecamere nascoste i furbetti degli sversi d’immondizia abusivi, per poi scoprire che erano “immagini di repertorio” risalenti ai tempi fulgidi dell’inaugurazione dell’Istituto Luce. Ma tant’è, non sviamo.
Via Matteo Ripa, dicevo. Più nel dettaglio: la stradina (innominata, sulla toponomastica comunale) che conduce all’ingresso del parcheggio. Due bei divieti di sosta e di fermata, paralleli: uno a destra, l’altro a sinistra. Ovviamente, aggiungerei io: quello è un vicolo da cui si entra e si esce da un’area di sosta frequentatissima, vuoi che non si faccia in modo di lasciare lo spazio per il contemporaneo transito in entrambi i sensi?
Ah, sì, certo. Ci piacerebbe. Macché, invece: da anni, quegli stessi divieti fungono semplicemente da confine, da paletti limitatori per parcheggi a “lisca di pesce” su entrambi i lati: ventiquattr’ore su ventiquattro, con lo spazio di marcia ridotto a poco più di un tratturo asfaltato e un sicuro, reciproco leccamento almeno di specchietti quando s’incrociano due auto provenienti da sensi opposti.
Ora, capiamoci. Non è che debba per forza sfottere, un sottinteso “vivi e lascia vivere” che tenga conto delle (oggettive) difficoltà di parcheggio nel centro storico della città. Anzi: ho una stima smisurata per chi ogni tanto sa chiudere un occhio, quando questa o quella infrazione momentanea non arrecano nessun vero pericolo o disagio a cose e persone (vedi caso dei “cinque metri dal punto d’intersezione” tanto cari, invece, ai vigil-geometri del Comune vicino). Il punto, però, è che proprio lì, in quella traversa di via Matteo Ripa, la tolleranza è altamente pericolosa.
Al di là della riduzione della larghezza carrabile, c’è il fatto che non resta spazio per il passaggio pedonale. E chi svolta da via Matteo Ripa per raggiungere il parcheggio, o chi ci svolta per uscirne, spesso ha la visuale totalmente coperta dai posteriori delle auto in sosta.
Totale: è un caso, solo un caso, che ancora oggi io ne possa parlare scherzandoci sopra. Prevenire è meglio che curare; e, ad ogni modo, è più prioritario del litigare.

30 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
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