C’è posta per te(rra)

[di Ernesto Giacomino]

Il proiettile alla sindaca Francese. Non c’ero intervenuto subito per quel fatto che le cose vanno fatte raffreddare, ché a masticarle appena sfornate ti scotti la lingua e non ne cogli tutto il sapore (che poi, perché di botto facciamo gli accademici cruschiani e decliniamo “sindaco” in “sindaca”? Sarà Boldrini-correct quanto volete, ma è di un cacofonico indiscutibile).
Il proiettile, dicevo. Prima di tutto, non vedo tutta questa difficoltà a capire chi l’ha inviato. Prima infilato in una busta, poi atterrato precisissimo all’Ufficio Protocollo, dev’essere per forza uno con una mira micidiale e una pistola da fantascienza. Io controllerei l’alibi di Keanu Reeves, per dire. Ma anche Super Mario, da qualche giorno in qua, lo vedo molto strano.
In secundis, la lettera: font Arial, corpo 12, formattazione base. È uno che al massimo sul pc ci ha montato l’Office 2007, quindi non fa gli upgrade pezzotti. Il cerchio si restringe di parecchio allora: basta frugare fra quei tre o quattro che ancora comprano software originali.
Il vero fulcro delle indagini, in realtà, potrebbe essere il testo. Comincia con una ricognizione familiare, prosegue con la toponomastica della litoranea. Avesse pure menzionato la moria di vacche e le settecentomila lire allegate, un pensierino su Totò e Peppino lo si poteva pure fare. Resta comunque, diciamocelo, relegato in una dialettica tronfia e sgrammaticata che non appartiene alla camorra di questo secolo.
Oggi la vera malavita, quella pericolosa, non gira più col look guappo-sgargiante dei film di Mario Merola buonanima; non parla a bocca storta, non emula Scarface e il Ben Gazzara di Tornatore, non fa piazzate d’onore e sgommate con l’Alfasud abartizzata. Oggi il camorrista ha due lauree, il master alla Bocconi, le camicie su misura tenute rigorosamente abbottonate e incravattate. Fa il padre esemplare, il marito moderno; non fuma, non beve e va in palestra un tot di volte la settimana. Non ha la pistola, nel borsello: nemmeno saprebbe usarla. Ha lo smartphone, però. Uno, due. Tre, alle volte. E dentro lo smartphone, una rubrica ben nutrita con tutti i contatti utili: politici, militari, magistrati, funzionari a vario titolo. Chiamati, chi più chi meno, con una frequenza direttamente proporzionale al grado di corruttibilità.
I suoi segreti, nel cofano dell’auto, non sono cadaveri o prove di reato. Sono computi metrici, autorizzazioni, concessioni, agevolazioni. Varianti in corso d’opera, lettere di fido bancario, bolle e fatture di multinazionali. Nello scrivere una lettera, un vero camorrista d’oggi avrebbe sciorinato sintassi e cultura degne di un letterato.
Tranquilli che si presenteranno anche questi qua, a turbare l’azione amministrativa per pilotarla verso i loro interessi: è un virus non vaccinabile, qui da noi; l’eterno alito sul collo che provoca un senso di disagio anche quando le cose sembrano assolutamente normali. Ma non lo faranno ora, e non con questi modi.
Il proiettile, oggi, interpretiamolo a scelta come uno scherzo di cattivo gusto o la provocazione di un rancoroso. Saranno altri, i messaggi fastidiosi. E dal sindaco – dalla sindaca – ci aspettiamo tutti che, tenacia e onestà in mano, sarà brava a non sentirli.

14 luglio 2016 – © Riproduzione riservata

Facebooktwittermail