La cosa pubblica

Ammetto che un bel po’ di gente mi sta sulle scatole. Dio mi perdoni, ma ce n’è davvero un bel po’.
C’è quel salumiere che, la settimana scorsa, m’ha fatto pagare il prosciutto più del dovuto; c’è la cassiera di quel supermercato che mi guarda male; c’è quel tizio che è cresciuto con me e che ora parla male di me: me l’ha detto un’amica a cui lo ha riferito il fratello d’un vicino di casa, al quale, a sua volta, l’ha riportato il fioraio che l’ha sentito di sfuggita mentre la signora che abita nel palazzo di fronte al suo ne parlava con il giornalaio…
Ora, a quale lettore, anche al più paziente, a quello che è arrivato fin qui, interesserebbe leggere un articolo simile, in cui l’autore elenca simpatie e antipatie? Forse nemmeno al salumiere, che continuerà a farmi pagare caro il prosciutto, e neppure alla cassiera, alla quale continuerò a non piacere, e neanche al tizio cresciuto con me, che si perderà nel mare dei “l’ha detto lui”…
A Battipaglia, però, le cose vanno diversamente. All’ombra del Castelluccio, quando si guadagna l’accesso a Palazzo di Città, che si appartenga alla maggioranza o all’opposizione, che si amministri direttamente la città o che ci sia un legame d’amicizia con chi la amministra o con chi sta in minoranza, ci si arroga il diritto e il dovere di solcare il pavimento di via Italia, o le mattonelle di via Mazzini, o il pietrisco di piazza Amendola, tenendo una lavagnetta in una mano e un polveroso gessetto nell’altra, per inserire nel novero dei buoni chi va a genio e nell’elenco dei cattivi chi proprio non va giù, e ci si sente obbligati a mostrarla a tutta, quella lastra d’ardesia. Il signor Tal dei Tali, al consigliere, al presidente, all’assessore, al vicesindaco, al sindaco, al coordinatore, al segretario, al direttivo, non piace: che Battipaglia lo sappia!
Magari il sottoscritto sarà un cinico menefreghista, o forse sto perdendomi le meravigliose opportunità di conoscere ogni dettaglio della vita privata delle alte sfere cittadine: il punto, mia cara intellighenzia battipagliese, è che a me, e a tanti altri come me, non interessa affatto sapere chi vi piace e chi non vi garba.
È inutile diramare comunicati, convocare conferenze, tenere comizi, pubblicare post o scrivere tweet animati dall’unico scopo di far sapere alla cittadinanza che qualcuno vi sta sulle scatole: i battipagliesi possono farne a meno senza vedersi logorata alcuna funzione vitale e senza strapparsi dal capo i capelli, lo assicuro.
“Ma noi siamo stati eletti”, direte. Vero. Lo abbiamo scelto noi che occupaste le stanze del Palazzo, è inconfutabile. Eravamo animati, però, dall’idea che parlaste d’urbanistica, di sociale, di viabilità, di sanità, di disoccupazione, di economia, di commercio, di ambiente: sui giornali si vorrebbe legger questo. Poi, del fatto che non andiate d’accordo, qualcuno potrebbe rammaricarsene, okay. Da queste parti, però, si richiede principalmente che siate una buona classe politica, maggioranza e opposizione, e non che siate una splendida comitiva che va a mangiar la pizza insieme ogni sabato. Battipaglia torna grande? Non facciamo i paesanotti, allora! Battipaglia torna normale? Normale, appunto…

30 gennaio 2017 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail