Fuoco e fiamme

[di Francesco Bonito]


Infuocato il comizio della sindaca del 10 giugno. Cecilia Francese ha sfoderato la sua proverbiale grinta e ha attaccato a testa bassa, sfidandoli, i suoi avversari: i predecessori, gli oppositori, i poteri forti, e quei compagni di cordata che nelle ultime settimane non le hanno lesinato attacchi frontali. Tutti responsabili, a suo dire, di ostacolare l’azione di governo. Doveva essere il comizio per elencare i risultati del primo anno dell’era Francese, ma non è stata una celebrazione, bensì un atto di denuncia; e temo che la stessa Cecilia un anno fa lo immaginava diverso. Denunciare forze ostative e insormontabili difficoltà è implicitamente un’ammissione di frustrazione, se non vogliamo usare la parola fallimento. Come dar torto a Cecilia, come non riconoscere le difficoltà e la tortuosità del suo primo anno col tricolore: molti dei suoi sedicenti fedeli sostenitori si sono dileguati o la criticano apertamente. In ordine sparso: Fernando Zara, Adriana Esposito, Bruno Di Cunzolo, Carlo Zara; e negli ultimi giorni si sono fatte meno amichevoli le dichiarazioni di quattro consiglieri comunali di maggioranza, i cosiddetti “frondisti”, assenti nell’ultimo consiglio comunale; e anche con Provenza non sono rose e fiori.
Benché diverso per momento storico, scenario politico e protagonisti in campo, il primo anno da sindaca di Cecilia ricorda vagamente quello di Barlotti. Il farmacista godeva di un consistente consenso popolare e probabilmente aveva le qualità per essere un buon sindaco ma, forse mal consigliato, si fece logorare nel tentativo di “gestire” le richieste dei questuanti e le pressioni delle vecchie volpi della politica nostrana. Si fosse dimesso alle prime avvisaglie e si fosse ripresentato ai battipagliesi, probabilmente sarebbe stato rieletto con un plebiscito. Ebbene, Cecilia Francese pare impegnata nella stessa defatigante battaglia – con la differenza che le urne le hanno consegnato una maggioranza schiacciante – che potrebbe, se lei accetta lo scontro senza regole, portarla inesorabilmente nell’angolo, sempre più sola e ricattabile. Non ha certo bisogno di consigli, anche perché ha diversi accreditati consiglieri, ma sono certo che sarebbe più saggio per lei e per la città se lasciasse stare le esiziali dinamiche “politiche” battipagliesi e si concentrasse sulla risoluzione dei problemi concreti e sempre più gravi della città. Questo sarebbe compreso e apprezzato dai cittadini più dell’attuale immobilismo tattico. Se non ce la fa o se non glielo fanno fare – come sostiene – può sempre accettare la sfida del ritorno al voto. Se lo fa presto è quasi sicura di stravincere; ma se si fa consumare dalle beghe di Palazzo rischia di perdere quei consensi che oggi sono ancora numerosi.
Altre fiamme, alte fiamme, sono divampate il giorno dopo il comizio della sindaca: quelle del rogo che ha interessato l’azienda Sele Ambiente. È troppo presto per fare delle considerazioni ponderate sull’accaduto, anche perché prima è fondamentale sapere due cose: se c’è stato dolo e che cosa abbia preso fuoco. La nuvola nera che per più di un giorno ha coperto minacciosamente il cielo di Battipaglia è un segnale d’allarme e un monito allo stesso tempo. I cittadini hanno colto entrambi; c’è da augurarsi che anche chi governa questa comunità, per una volta, abbia capito. Forse non è ancora troppo tardi.

16 giugno 2017 – © Riproduzione riservata
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