Il bisogno di riscatto

[di Anna Cappuccio – psicologo]

Il bisogno di rivalsa o di riscatto si riferisce al tentativo di riaffermare il nostro valore personale e professionale quando lo sentiamo messo in discussione a causa di un evento di vita che non è andato secondo le nostre aspettative, procurandoci amarezza e delusione. Da questo punto di vista tale bisogno è per noi una risorsa interiore importante, perché offre la motivazione per superare ostacoli e difficoltà. Quando, però, il bisogno di riscatto diventa l’obiettivo primario della nostra vita, quando diventa troppo esteso, intervenendo costantemente nel lavoro e nelle relazioni, allora costituisce un grosso limite. In questi casi, infatti, impedisce di fare scelte autentiche, perché si vive inseguendo il successo professionale ed economico e il prestigio sociale. 

Anche le relazioni ne possono essere influenzate perché l’altro è accettato e considerato nella misura in cui non viene sentito come un pericolo. In caso contrario amici, colleghi o anche solo conoscenti vengono attaccati e fantasmaticamente distrutti. Questo atteggiamento di costante provocazione, che dà vita a comportamenti di prevaricazione e opposizione, spesso inadeguati al contesto relazionale, crea difficoltà nei rapporti e nei legami affettivi che vengono visti sempre come una sfida e non come confronto e condivisione.

Cosa si nasconde dietro il bisogno di riscatto?

Molto spesso è legato al bisogno ossessivo e spasmodico di un riconoscimento, di ottenere qualcosa che si sente di non aver avuto nel passato, soprattutto nel passato antico dell’infanzia. In effetti, il riconoscimento familiare è formato dai complimenti e dagli incoraggiamenti dati nei primi anni di vita dai genitori e dalle figure di riferimento, ed è tramesso al bambino apprezzando i suoi comportamenti e il suo modo di essere. In questo modo il bambino può sviluppare interiormente un valore intrinseco personale, un valore legato a sé e che non dipende da situazioni esterne. Tale atteggiamento sereno e fiducioso verso la vita lo porta a sviluppare comportamenti sociali e relazioni adeguati e gratificanti. Se questo riconoscimento non c’è, se il bambino ha la sensazione di non essere stato sufficientemente apprezzato e considerato dai genitori, crescerà con il bisogno di misurare il proprio valore attraverso situazioni di successo e tendendo ad annientare il contesto o le persone che vengono percepite non abbastanza valorizzanti. Questo, se da un lato può difendere dalla ferita affettiva dell’infanzia, dall’altro ostacola lo sviluppo emotivo perché si vive nel perenne tentativo di dar voce a un desiderio antico che sembra urlare “ora vi faccio vedere io chi sono!”.

Si può superare questo bisogno di essere sempre al primo posto, si può vivere in pace con se stessi e sentire di far parte di una comunità relazionale con serenità e soddisfazione?

Si può solo accogliendo e curando la ferita antica, si può solo accettando come parte di noi anche gli aspetti di fragilità e di mancanza, si può attraverso un percorso interiore e di richiesta di aiuto.  Non è difficile cambiare prospettiva, basta solo volerlo.

*psicologo clinico, psicoterapeuta

6 maggio 2023 – © riproduzione riservata

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