Vito Di Canto, di corsa verso il futuro
«Ho vissuto due volte, di giorno e di notte». Il sole è sorto da poco sull’area Pip di Eboli, ma negli uffici amministrativi della Di Canto spa ci sono già decine di persone al lavoro. Sono i «collaboratori» dei Di Canto, la famiglia ebolitana leader nella distribuzione dei prodotti editoriali nel Salernitano e nell’area meridionale della provincia di Napoli: il 75 percento del territorio campano, con una sede nella Piana e un’altra a Pompei. Nel vocabolario del patron Vito Di Canto e del vicepresidente dell’azienda, il figlio Donato, il lemma “dipendente” non esiste: la chiacchierata dura più di due ore, e in 18 occasioni parlano di “collaboratori”. Oppure di “famiglia”, di “gruppo”, di “squadra”.
Appesa alla parete dell’ufficio ai piani alti, c’è una foto d’epoca che risale ai ’70: un giovane calciatore baffuto in tenuta biancazzurra solleva una coppa. Quella era la vita diurna di Vito Di Canto, classe 1957, un centrocampista di belle speranze. Giornate di scuola, allenamenti e partite; di notte, al volante d’una Citroën DS Pallas, scorreva la seconda esistenza di chi ha «vissuto due volte», e al posto del pallone c’erano le pile dei giornali, e il centrocampista i chilometri li macinava lungo le stradine lucane. «Il distributore Vito Rago cercava un esattore che andasse nel Potentino – racconta Di Canto – ed io, che giocavo nel Potenza, iniziai a lavorare con lui». La seconda vita iniziava allo scoccar della mezzanotte: «Partivo per stare all’una di notte a San Nicola la Strada, dove arrivavano le macchine che portavano i giornali da Roma». Dal paesino casertano, col piede schiacciato sull’acceleratore, iniziava il tour della Basilicata, e si tornava a casa alle 10 del mattino. «Facevo un incidente al giorno. Quando la palpebra pesava, una bottiglietta d’acqua sul sedile accanto al mio mi salvava la vita». Di Canto s’innamora dei giornali: lascia il calcio e fonda la sua azienda di distribuzione, che in 40 anni diventerà una delle prime cinque realtà del Paese. Un’avventura che s’intreccia con la storia del Mezzogiorno d’Italia. «In molti paesini, soprattutto nel Cilento, c’erano i barbieri e i salumieri a vendere i giornali». Era un’Italia diversa, più semplice e più ingenua: «A una vecchietta che vendeva appena due copie de La Gazzetta del Mezzogiorno, dissi dell’esistenza di altri quotidiani, e quando citai Il Sole 24 Ore mi rispose stizzita che giornaletti erotici non ne voleva…».
Il Sud dei borghi dimenticati da tutti, ma non dal distributore: «La mia soddisfazione era arrivare dove altri non osavano spingersi». Neppure il sisma del 1980 fermò la Pallas. «Una notte accompagnai a Laviano una signora di Contursi che non aveva più notizie dei suoi familiari, che vivevano lì». Passano gli anni e la carta stampata s’evolve. La Di Canto si rinnova: abbandona la vecchia baracca acquistata nel 1976 e compra un capannone nell’area industriale ebolitana. E parte la corsa alla digitalizzazione: «Negli anni ’90 ci informatizzammo, e lo fecero pure le amministrazioni degli editori». Un vulcano di idee: «Siamo stati i primi a introdurre il sistema di lettura bar-code editoriale, che in tempo reale rileva il venduto e pianifica la seconda lavorazione».
E nel 2014, nel bel mezzo della crisi che soffoca l’Italia e i giornali italiani, i Di Canto rilanciano e inaugurano un’avveniristica sede nel cuore dell’area Pip: se gli dite che pare di stare nella Silicon Valley, il patron si schermisce con un timido “grazie!”. Un uomo ambizioso, ma non è solo. «Faccio tutto per i miei figli», spiega. Tra gli Ottanta e i Novanta, i piccoli Donato ed Evina Di Canto al mare non ci andavano: «M’aiutavano a tagliare le fascette», ricorda il padre. Ora lavorano gomito a gomito.
«Quest’azienda – dice Donato – è aperta 24 ore su 24, e qualcuno della famiglia c’è sempre: non siamo mai andati in vacanza insieme». Il giovane vicepresidente, classe 1981, ama il papà e gli assomiglia tanto: anche lui, dopo aver militato nelle giovanili di Roma, Salernitana, Vicenza e Fidelis Andria, ha mollato una promettente carriera calcistica per entrare a 16 anni nell’azienda di famiglia. Non è il rampollo che siede a tavola a cose fatte, ma un giovane che si rimbocca le maniche: ha iniziato come operaio nei reparti della resa prima d’arrivare gradualmente ai vertici. «Amo il mio lavoro», dice il 37enne, e lo si capisce dall’entusiasmo con cui spiega minuziosamente tutte le fasi della distribuzione: tante migliorie e recenti innovazioni portano la sua firma. Dice che l’azienda è una grande famiglia: «Ci sono amicizia, stima e affetto, e ognuno si sente responsabile». Dita d’un’unica mano, tant’è che pochi minuti dopo, nel suo ufficio, arriva una collaboratrice, figlia d’un altro lavoratore di lungo corso, che deve aprire una stanza per una riunione: sa che le chiavi sono nel taschino della giacca di Donato, appesa alla sedia, e senza chiedere nulla le prende, saluta e va. «Visto?».
Al suo nome è legata pure la Litter Relaxing, la seconda attività di famiglia dedita alla produzione d’una lettiera per cavalli in carta riciclata: un brevetto. Da sempre, nella vita diurna dei Di Canto, c’è la corsa equestre: «Spesso – dice Donato – i nostri cavalli non potevano gareggiare per allergie, coliche e danni agli zoccoli, causati dalle classiche lettiere in commercio, e allora mi chiesi perché non utilizzare la resa di quotidiani invenduti, destinata al macero». Con l’aiuto dei tecnici, la lettiera ecologica, pulita e priva di polveri inalanti, ha ottenuto attestati scientifici dall’Università di Salerno e dalla Clinica della Brughiera di Varese: nel 2015 il riconoscimento di best innovation ai Global Awards per un prodotto venduto in tutta Europa e nel Qatar.
«Chi non ama il proprio lavoro – chiosa Vito Di Canto – non va da nessuna parte: per avere successo devi fare qualcosa che ti piace». Nel cassetto l’ambizione di «distribuire nell’intero Meridione» e la certezza di «chi sa che un domani potrà lasciare questa realtà a una grande squadra». Sono le aspirazioni di chi ha vissuto due volte: senza dormire e senza smettere di sognare.
Nella foto: Vito Di Canto con i figli Donato ed Evina