Vita da papà. Malanni di stagione

[di Simone Rocchi]

A notte fonda le stanze di casa hanno iniziato a riempirsi di colpi di tosse sempre più violenti e respiri cavernosi.

Ora che l’alba è passata da un pezzo, la luce cresce in modo regolare, ma le temperature non accennano a salire. Per non disturbare nessuno, ho creato una postazione provvisoria di smart-working in cucina: tazza di caffè gigante, bagliore azzurro dello schermo e luce fioca sopra i fornelli. Calda, almeno quella. Il ritmo di lavoro aumenta, batto sui tasti macinando mail su mail, fino a quando le lancette dell’orologio scattano e creano un angolo retto perfetto: l’ora X.

Una, due, tre, enne chiamate: il destinatario passa dall’essere occupato, al suonare a vuoto, alle segreterie telefoniche. Quarantacinque minuti di tentativi in cui il telefono delle pediatre (che chissà perché immagino sempre donne) è inespugnabile come il centralino di un vecchio quiz di Paolo Bonolis. Sospiro. Mi guardo allo specchio. Sospiro di nuovo. Non mi rimane alternativa, devo trasformarmi in un ariete. Perché nessuna segretaria, nemmeno la più ostica (e, ai colloqui, le segretarie tignose sono richiestissime), può rispondere male ad un papà che fa lo gnorri. 

Perché in fondo, si sa, il papà non è che non vuole capire: è che proprio non ci riesce.

E allora proviamo. “Ah, il numero per prenotare una visita è solo quell’altro? Ha fatto bene a dirmelo perché mia moglie, si figuri… eh sì, ci siamo capiti. Comunque le segnalo che dopo il terzo squillo Iliad dice che il numero è errato (vero). Ah. C’è un buco tra mezz’ora? Ma certamente, grazie mille, è stata gentilissima”.

Tocca fare queste cose. E tocca pure fare tutto di fretta: chiedere i permessi al lavoro, vestirsi (perché senza pigiama che smart-working è?), svegliare il piccolo, imbustarlo per bene e poi partire. In cerca di un parcheggio che è già un miraggio. Voliamo, con la temperatura interna dell’auto da regolare, e il posteggio in doppia fila. Papà a presidiare l’auto, in attesa che Mamma Bonnie ritorni con la diagnosi, la prognosi e un elenco di farmaci, integratori o vitamine che pare lo scontrino dei moderni supermercati.

Quindi gita in farmacia, le domande appuntante su un foglietto: a stomaco pieno? I farmaci che abbiamo già a casa vanno bene lo stesso? E se usassimo una siringa graduata?

A casa le informazioni vanno riportate in modo preciso, senza tentennamenti o indecisioni.

Prendo mentalmente nota di tutte le risposte. Ringrazio. Rimetto la tessera sanitaria nel portafoglio, nel posto giusto, incastro in qualche modo i farmaci nei microsacchetti e faccio per uscire.

“Mi raccomando, dalla siringa tolga l’ago”.

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