Viola come l’amore

[di Elisa Sarluca]

Lo scorso 20 giugno, a Salerno, è stato presentato il primo libro della giornalista Matilde Pisaturo: M’illumino di Viola. Un libro intenso, molto bello e… generoso. Il ricavato della vendita, infatti, verrà devoluto al reparto di Terapia intensiva neonatale del Ruggi di Salerno per l’acquisto di attrezzature e di materiale utili alla degenza e alla cura dei piccoli pazienti. Nero su Bianco ha voluto incontrare l’autrice e, al tempo stesso, la protagonista di questa storia a lieto fine.

Matilde Pisaturo, M’illumino di Viola. Perché questo titolo e chi è Viola?
«Il libro è il regalo per la mia piccola, Viola, nata prematura alla trentunesima settimana. È il racconto di un viaggio, intenso e denso di emozioni contrastanti, quello di una mamma nella Terapia Intensiva Neonatale del Ruggi, dove Viola è stata ricoverata per 37 giorni. Parla di coraggio, di amore incondizionato, di paura, ma anche di speranza, perché l’incubatrice si trasforma in una culla magica che custodisce una piccola vita, un bozzolo, che come per magia, in un battito d’ali, si trasforma in una bellissima e luminosa farfalla». 

Il sottotitolo è “sfumature di una mamma a metà”. In che senso?
«Mi sono sentita un po’ “mamma a metà”, completa solo quando ho stretto per la prima volta Viola tra le mie braccia, ancora piccola, eppure così gigante, col suo coraggio e la sua voglia di vivere». 

Cosa l’ha spinta a raccontarsi in questo libro?
«La scrittura per me è stata la cura, la cura per sopravvivere al dolore di quella mancanza, di quel vuoto incolmabile: ho voluto condividere le mie emozioni per dar voce a tutte le mamme incontrate sulla mia strada e per celebrare il loro coraggio; ho raccontato ciò che ho letto nei loro occhi, tristi, spaventati, ma colmi di speranza e amore nella sua forma più pura. Un percorso reso ancor più difficile perché vissuto in un momento delicato, quello del Covid, con tante restrizioni, con la paura di contrarre il virus e di non poter stare accanto a Viola ogni giorno, seppure a distanza». 

Il libro è anche un modo per esprimere concretamente la sua riconoscenza.

«Certo. Ho voluto donare il ricavato del libro alla Terapia intensiva neonatale del Ruggi di Salerno, perché spero di poter dare un piccolo aiuto per contribuire alle cure dei piccoli “guerrieri”. Viola ha avuto un percorso piuttosto semplice dal punto di vista clinico, ma ci sono bambini prematuri la cui qualità della vita può essere seriamente compromessa e che necessitano di una lunga degenza e di terapie farmacologiche costose. Colgo l’occasione anche per ringraziare chi mi ha aiutato a pubblicare il libro: la Banca Campania Centro – Cassa Rurale Artigiana, sempre attenta ai temi sociali e ai bisogni delle giovani generazioni del nostro territorio».

30 giugno 2021 – © riproduzione riservata

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