Verba volant

[di Francesco Bonito]

Prima-n254La conosciutissima locuzione latina Verba volant, scripta manent è quasi sempre citata per ricordare l’importanza dei patti scritti rispetto alle dichiarazioni orali; un po’ come dire che mettere “nero su bianco” un’affermazione ha più valore perché è più difficile smentirla. Non tutti sanno, però, che in origine il proverbio aveva un altro significato: quello di sottolineare la potenza della parola, della tradizione orale, per diffondere notizie e contribuire alla creazione della fama. Fama volat, anche secondo Virgilio, che nell’Eneide la descrive allegoricamente come un mostro alato dotato di infiniti occhi per vedere, orecchie per ascoltare, e bocche per raccontare le storie sia vere che false.
Che le parole si prestino efficacemente allo scopo descritto lo sanno bene anche alcuni devoti sostenitori dei candidati sindaci. Sono loro che si occupano della propaganda senza esclusione di colpi, diffondono leggende e seminano insinuazioni sul conto del candidato avversario. Ora, francamente non so quanta presa abbiano questi metodi sugli indecisi, dipenderà dall’elettore: su di me, per esempio, non ne hanno alcuna, anzi, accrescono la simpatia per il diffamato. Ma evidentemente questa bassa politica paga se, elezione dopo elezione, si ripete lo stesso scenario: specialisti del pettegolezzo che bisbigliano o gridano (a seconda dello stile) retroscena inconfessabili sulla vita del candidato avversario. Anche in questi giorni ne abbiamo sentite di cotte e di crude sia su Gerardo Motta che su Cecilia Francese; giudizi superficiali, notizie quasi sempre false, ripetute pappagallescamente in un deleterio ma efficace passaparola. A chi, come me, ha la fortuna di conoscere da molti anni entrambi, fanno sorridere queste verba che volant sul conto di Cecilia e Gerardo. I più ricorrenti di questi cliché sono: Gerardo è buffone e attaccabrighe, mentre Cecilia è fragile e influenzabile. Conoscendoli, posso affermare che si tratta di ritratti falsi, grossolane caricature denigratorie. Entrambi hanno certamente dei limiti, ma sono persone di qualità, con una personalità strutturata; sono determinati e capaci. E non lo decreto io, bensì il successo e i traguardi che hanno raggiunto nei rispettivi ambiti lavorativi. Questi stereotipi gli sono stati affibbiati ad arte nella precedente stagione politica, da chi temeva questi due avversari e non esitava a denigrarli, perfino durante le sedute del consiglio comunale. Chi dei due sarà eletto sindaco di Battipaglia darà prova delle qualità possedute e smentirà clamorosamente i detrattori.
E poi c’è un metodo infallibile per valutare l’attendibilità di questi abili diffusori di leggende metropolitane: quando il persuasore vi concede il privilegio di condividere l’informazione denigratoria su tizia o su caio, fate un confronto tra il denigrato e il denigratore e vedrete che il più delle volte la differenza di valore tra i due è evidente e abissale, e mai in favore del secondo.
Se Battipaglia vuole meritare il rango di città, i battipagliesi devono smettere di dar credito alle chiacchiere di paese.
Buon voto e buona fortuna Battipaglia.

15 giugno 2016 – © Riproduzione riservata
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