Un’alleanza terapeutica

[di Daniela Landi – psicologa]

Spesso davanti a un disagio o un disturbo psichico ci si chiede se andare da uno psicologo per un sostegno oppure rivolgersi a uno psichiatra per valutare un supporto con degli psicofarmaci. La psicologia e la psichiatria sono due branche della cura ben distinte. La psicologia si occupa di fornire una valutazione, sostegno e prevenzione per la salute e il benessere; la psichiatria ha competenze per la diagnosi, la prevenzione e la riabilitazione per le psicopatologie più gravi, e lo psichiatra, essendo un medico, può prescrivere farmaci, nonché richiedere e valutare esami clinici. 

Negli ultimi anni in Italia, così come anche in altri paesi occidentali, c’è un incremento dell’utilizzo di psicofarmaci: ansiolitici e antidepressivi. Sul sito dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) è possibile trovare il Trend consumo psicofarmaci in Italia 2015-2017 e il Monitoraggio sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19, documenti dai quali emergono i dati dell’incremento del consumo di psicofarmaci in conseguenza, evidentemente, di un aumentato il livello di ansia e di stress che viene vissuto in conseguenza di un disagio psichico.

Con gli sviluppi della ricerca scientifica e i progressi della psichiatria, c’è una propensione verso una lettura biologica dei problemi psicologici che tende a considerare i fattori genetici e biochimici come responsabili di influenzare umore e personalità. Pertanto, chi sostiene la tesi che la depressione abbia solamente una causa biologica, sostiene anche che i farmaci siano l’unica cura. Ma questa visione, come afferma Robert Whitaker nella sua opera Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci, potrebbe essere riduttiva in quanto non si considera più la persona, il suo quadro clinico generale, i suoi rifermenti familiari e il suo ambiente. Il timore della solitudine, accentuato forse anche da un uso eccessivo dei social e delle relazioni virtuali, le incertezze sul futuro, la difficoltà di fare progetti a lungo termine, la mancanza di garanzie, il terrore di sbagliare e la necessità di essere perfetti e performanti possono minare gravemente la stabilità psico-emotiva di un individuo. 

Anche sulla base di queste considerazioni, una parte della psicologia invita a riflettere su un uso responsabile degli psicofarmaci; ricorrere ad un farmaco può portare dei vantaggi nel breve periodo – in quanto soluzione più rapida e semplice rispetto a cercare le cause psicologiche di determinati disturbi – ma potrebbe comportare una deresponsabilizzazione soggettiva dei pazienti. 

Molti psichiatri e psicoterapeuti, soprattutto di impostazione analitica, ritenendo che la depressione e altri disturbi siano costitutivi dello sviluppo psichico, ritengono che questi potrebbero avere un’evoluzione benigna e regredire in qualche mese. Quando si registrano il persistere dei sintomi e situazioni di psicopatologia più gravi, è consigliabile il parere di uno psichiatra e, a volte, un intervento sinergico tra i farmaci e la psicoterapia può essere proficuo, in quanto alleviare la sofferenza psichica con i farmaci può contribuire a costruire la necessaria alleanza terapeutica, avviando un percorso di consapevolezza che può aiutare a stare meglio.

21 ottobre 2023 – © riproduzione riservata

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