Una storia sotto rete

[di Romano Carabotta]

Padel nostro sancisce il debutto in libreria di Antonio Petrucci, giornalista battipagliese che dal 2004 risiede e lavora a Milano.
Si racconta di Paolo, protagonista e narratore interno della storia, che durante una vacanza si imbatte casualmente nel padel, uno sport di derivazione tennistica, giocato a coppie in un campo chiuso ai quattro lati. Dopo una vita costellata di fallimenti, buchi nell’acqua, occasioni mancate o comunque non colte pienamente, tanto in amore quanto nel lavoro, decide allora di lanciarsi nell’impresa di importare la pratica di questo sport nell’entroterra monzese. Sarà l’occasione per fare nuove conoscenze, ma soprattutto per ritornare in contatto con vecchie storie irrisolte, apparentemente archiviate, in realtà ancora tutte da affrontare. Accanto a Paolo vi è Noemi, una donna determinata, fortificata dagli avvenimenti che via via, nella lettura, si apprendono averla segnata. E poi c’è Ariel, istruttore argentino di padel, fidanzato di Noemi, bello fuori e dentro. Infine Valeria, che entrerà nella storia come sponsor del progetto, ma che non sarà personaggio marginale. 
La storia risulta essere di piacevole lettura. Consigliato soprattutto agli amanti di ogni sport, ai professionisti e agli amatori del padel, o a chi non lo conosce. 
Se lo scopo della storia è incuriosire i lettori rispetto al padel, l’obiettivo è certamente raggiunto con successo: sfido chiunque a leggere il libro senza cercare in internet video dimostrativi o senza desiderare, conclusa la lettura, di giocare a padel, almeno una volta. Interessante l’intreccio del racconto, anche se forse alcuni passaggi significativi talvolta risultano eccessivamente rapidi. Il libro ha riscosso un notevole successo, con oltre trecento copie vendute, attestandosi nella top 50 di Amazon.
Rimane per noi sempre fonte di grande orgoglio parlare di battipagliesi che portano alto il nome della nostra città e vi restano sempre intimamente connessi, anche se fisicamente lontani. I loro successi sono, in fondo, di tutti noi.

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