Una pianta contro il fumo
[di Simona Otranto – erborista]
La Fumaria officinalis L., conosciuta anche come fumaria comune o semplicemente fumaria, è una pianta erbacea annuale, non molto alta, in genere non supera i 50 cm, che cresce spontanea un po’ ovunque: lungo i bordi delle strade, nei terreni incolti o tra le colture agricole. Non è una pianta appariscente, ha un fascino tutto suo: le foglie sono delicate, simili a piccole piume verdazzurre, e i fiori, raccolti in grappoli, sono di un bel rosa violaceo porpora con punte più scure. Il suo nome evoca un’immagine poetica: “fumo della terra”. Secondo Plinio il Vecchio e altri autori antichi, la fumaria, soprattutto quando veniva raccolta o manipolata fresca, provocava lacrimazione, un po’ come il fumo vero. Da qui l’idea che fosse in grado di “purificare gli occhi”, anche simbolicamente.
Fiorisce tra la primavera e l’autunno. La droga, la parte attiva della pianta, è costituita da tutta la porzione aerea raccolta all’inizio della fioritura.
La fumaria è una di quelle piante “minori” che però custodiscono un mondo di proprietà. Già nel Medioevo veniva coltivata nei giardini dei monasteri come pianta depurativa e digestiva. I nostri nonni la conoscevano bene, e la utilizzavano soprattutto per “pulire il sangue”, una vecchia espressione che oggi tradurremmo come azione detox. Veniva preparata in infusi, decotti o sciroppi, ed era usata per una serie di piccoli disturbi: dal fegato affaticato, ai problemi della pelle come acne, eczema o orticaria, fino alla digestione lenta e ai mal di testa da “cattiva bile”.
Tradizionalmente è stata impiegata come rimedio fitoterapico di supporto per chi cerca di smettere di fumare, grazie a una combinazione di effetti:l’azione depurativa aiuta il fegato e i reni a eliminare tossine accumulate dal fumo (utile nelle prime fasi di disintossicazione); l’effetto regolatore del sistema nervoso grazie alla presenza di alcaloidi (come la protopina); può avere un leggero effetto sedativo, utile contro l’irritabilità e l’ansia da astinenza. Inoltre, è di supporto a chi smette di fumare quando compaiono tosse, digestione difficile e tensione allo stomaco, disturbi per cui la fumaria può offrire un aiuto indiretto.
Se la tradizione popolare l’ha utilizzata da sempre in modo empirico, dalla ricerca scientifica oggi sappiamo che questa pianta contiene alcaloidi isoquinolinici, come la protopina, che hanno effetti antispasmodici e sedativi, ideali per chi soffre di crampi addominali o disturbi digestivi di origine nervosa. Inoltre, ha un’azione coleretica e colagoga, ovvero stimola la produzione e il deflusso della bile, facilitando la digestione dei grassi e contribuendo al benessere epatico. Tra i principi attivi, oltre alla già citata protopina, contiene fumarina, sanguinarina, flavonoidi, acido fumarico, tannini e sali minerali.
L’uso tipico è per periodi brevi, in forma di tisana o estratto fluido, magari nei cambi di stagione o durante una dieta depurativa. A dosi eccessive, può causare effetti collaterali come nausea o abbassamento della pressione. È sconsigliata in gravidanza e allattamento.
19 luglio 2025 – © riproduzione riservata






