Un taglio netto alla natura

La natura non è soltanto terapeutica poiché in grado di produrre sostanze benefiche e di rigenerare l’ambiente. Anche la semplice visione di un paesaggio naturale è, secondo recenti teorie scientifiche, in grado di ridurre nel suo fruitore i livelli di stress e di aumentare invece la  produzione a livello cerebrale di sostanze che riescono a indurre delle sensazioni piacevoli. Anche la Pasqua appena trascorsa ci ha ricordato come le palme descrivano nell’iconografia e nella storia un momento di rinascita della natura. L’olivo, simbolo di pace, racconta come anche solo un piccolo ramoscello sia in grado di trasmettere dei messaggi di fortissimo  valore simbolico e comunicativo. Per coloro che vivono in città è già difficile vivere il verde in maniera spontanea. Esso dovrebbe essere per varietà quantomeno in parte sostitutivo di quel contatto così necessario con la natura di cui l’uomo ha bisogno.
Romeo Galiano, dottore forestale, socio della Sia, (Società italiana arboricoltura) specializzato nella cura della foresta urbana ed esperto di tree Climbing, ci ha spiegato come l’albero costituisca un meraviglioso e complesso meccanismo che dà vita a processi capaci di raccontare millenni di evoluzione. Soprattutto nel momento in cui l’albero viene gestito, bisogna porre attenzione a rispettare proprio questa vita che all’interno di esso si crea. Alcuni interventi radicali come la capitozzatura – non sempre giustificati – a volte impediscono alla pianta il fisiologico sviluppo, fino al punto di non poter più crescere.
A Battipaglia la tecnica ha fatto discutere molto. Di recente, infatti, gli operai di Alba si sono dedicati alla messa in sicurezza dell’area alle spalle del bocciodromo, a via Adige. S’è deciso di capitozzare gli alberi, e l’intervento non è andato giù a Galiano, che, per protesta, s’è arrampicato su uno dei tronchi per contestare l’indiscriminato taglio degli alberi.
«Nel caso delle conifere – spiega Galiano – eliminando la cima dall’albero, esso perde il proprio orientamento nel tempo e nello spazio. Radici fusto foglie e rami: l’albero ha una sua fisiologia che va rispettata se si vuole che la pianta cresca in salute. Eliminando i rami non diamo la possibilità alle foglie di sviluppare la fotosintesi, che, trasformando la luce e l’anidride carbonica, produce gli zuccheri necessari al nutrimento delle piante e emette pure l’ossigeno che respiriamo. Un albero senza rami è una pianta che non può ospitare uccelli né alcuna forma di vita».
L’ambientalista aggiunge: «Nella mia esperienza professionale capita spesso di constatare come la cultura del verde sia cosi poco diffusa al punto che i bambini stessi non sono in grado di riconoscere le specie più comuni di alberi, cosi come gli insetti e gli uccelli che li popolano. Anche potature che tendono a rendere squadrato un albero per natura globoso, altro non fanno che costringere la pianta a svilupparsi in maniera anomala. Gli alberi rappresentano un bene comune che appartiene a tutti i cittadini: una pianta in meno è un bene che viene meno per tutti».
Galiano parla pure di iniziative che potrebbero essere messe in campo. «Sarebbe auspicabile – dice – porre sempre maggiore attenzione alla tematica della conservazione della natura, anche attraverso iniziative e percorsi che, coinvolgendo adulti e bambini, riescano a far comprendere l’importanza di dare al verde urbano il giusto spazio. Ciò nella direzione di definire e rappresentare sempre di più un’idea di progresso e di modernità legati indissolubilmente ad una visione dell’uomo che vive con la natura anziché contro di essa, declassando l’opinione, purtroppo ancora troppo diffusa, che sia la quantità di cemento a determinare il grado di civiltà di una popolazione».

Nella foto: via del Centenario, gli alberi dopo la potatura

24 aprile 2017 – © Riproduzione riservata
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