Un sussurro che grida

[di Monica Bovi]

Gaza è un respiro che non c’è, una apnea costante che vorrebbe scoppiare nel petto, ma non lo fa. Gaza è una ferita, profonda, sempre di più sempre di più, e non sai qual è, dov’è il cerotto per tamponare il sangue. Gaza è un urlo straziante ma sordo, perché non ci sono orecchie ad ascoltare.

E io, per cercare un orecchio anche solo a malapena aperto, un cerotto piccolissimo anche se apparentemente inutile, un soffio che spezzi quell’apnea, mi aggrappo a un sussurro, come lo chiama Paola Caridi. Anzi, a due: 9 maggio #ultimogiornodigaza e 24 maggio #50000 sudari, le iniziative lanciate da Paola Caridi, Tomaso Montanari e tanti altri.

Mi ci aggrappo letteralmente per non sprofondare, un massacro che produce numeri ai quali non credi perché assurdi: da ottobre 2023 più di 50.000 morti, di cui più di 15.000 sono minori, tra questi più di 4.000 sono bambini sotto i 5 anni. E i bambini che sono ancora vivi li vediamo, sì li vediamo, con le pentole in mano ammassati per recuperare un mestolo di cibo che deve bastare per chissà quante persone, perché Gaza dal 2 marzo al 19 maggio, oltre ai bombardamenti, è stata anche sotto l’assedio della fame e della sete, con il governo israeliano che ha bloccato qualsiasi forma di aiuto, a Gaza non è entrato né cibo, né acqua, né medicine, e quando il 19 maggio ha acconsentito una piccola apertura, sono passati solo 5 camion a fronte dei 500 al giorno che entravano prima del 7 ottobre 2023.

Mi ci aggrappo per non sprofondare, perché il governo italiano, alla luce di questa tragedia, il 20 maggio ha votato contro la richiesta di rivedere l’accordo di associazione tra Unione Europea e Israele, vista la violazione dei diritti umani da parte israeliana a Gaza. Urlo! Ma sembra l’urlo degli incubi notturni, lo vedi l’urlo nel sogno, ma resta soffocato in gola e nessuno lo sente.

Mi ci aggrappo per non sprofondare, vorrei provare a “girarmi dall’altra parte” per sopravvivere e non vomitare, perché provo una vergogna senza misura, ma anche dall’altra parte ci sono quei bambini ammassati con le loro pentole, per un mestolo di cibo che deve bastare per chissà quante persone. Mi aggrappo a questo sussurro, a Battipaglia e a Roma, le mie città-casa. Le mie lenzuola-sudario sono ai balconi di Battipaglia e Roma. 

Il 24 maggio sono a Battipaglia; da qui, tra amici e social, seguo la manifestazione romana a piazza Vittorio: una distesa di sudari, e di corpi distesi su questi sudari. La sera con il mio lenzuolo bianco vado al sit-in davanti al Comune, e prima faccio un giro per la mia città natale, alla ricerca di sudari e balconi compagni del mio. E quando ne scorgo uno il sussurro si fa più forte e il respiro più profondo. 

Perché i morti di Gaza tornino ad essere uno scandalo, mettiamo i nostri sudari, i nostri corpi, le nostre preghiere, la nostra vergogna, chiamiamo tutti attorno a questa tragedia, costruiamo il NOI che urla di fermare il massacro.

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