“Un faro nella notte, per un porto sicuro” | di Amabile Guzzo

Una mattina di diversi anni fa, fui raggiunto da una telefonata del dottore Petrone, che mi chiedeva di conoscere il riferimento biblico di un versetto che ricordava non in modo preciso, perché voleva dedicarlo a un suo amico.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. (2Tm 4,7)
Questa è la frase che san Paolo scrive a Timoteo, suo carissimo discepolo, accomiatandosi da lui perché è consapevole che tra poco lo uccideranno.
Oggi, quello stesso versetto, mi ritorna nella mente perché non si può di certo negare che ciascuna di queste espressioni risultino adeguate anche a descrivere la sua vita, vissuta nella coerenza dei valori e degli ideali in cui ha sempre creduto.
La buona battaglia è sicuramente da riferirsi ai valori per i quali ha investito il suo tempo e come ha difeso le sue idee, malgrado le condizioni esterne potevano non essere favorevoli.
La corsa è praticata da chi conosce bene la meta a cui arrivare ed è anche il segno di chi è talmente attratto dall’obbiettivo che ha fretta di raggiungerlo. 
La fede consiste nel ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente. 
Nella sua vita ha testimoniato di non aver “combattuto” per sé stesso, per un proprio guadagno, ma si è speso per far progredire un “sistema” che potesse generare valori positivi per la collettività, guardando sempre a quelle situazioni di debolezza che necessitavano di aiuto, applicando principi di sussidiarietà e di solidarietà.
Ricordava gli interessi e le capacità di ciascuno e al momento opportuno, quando le condizioni lo permettevano, venivano chiamati e coinvolti in qualche progetto o iniziativa.  Questo grande patrimonio di relazioni umane gli permettevano di andare oltre alle apparenze che potevano coprire stati d’animo e difficoltà di ogni tipo. Gli incontri con lui erano sempre edificanti perché da ognuno di essi, portavi dentro una traccia di riflessione su cui dover lavorare. Ho visto, in diverse occasioni, come ha riposto nuova fiducia in persone che anche dopo provata slealtà, hanno ricevuto una seconda occasione per potersi riabilitare.
Noto era anche il suo impegno e il suo interesse per lo sport, prima praticato nell’atletica e poi come dirigente della Polisportiva Battipagliese nel basket. Tanti anni di passione verso questo sport che nascondeva però un’altra finalità: stare vicino ai tanti ragazzi che frequentavano la palestra e che crescendo dovevano confrontarsi con problemi di ogni tipo. Un’azione sociale preventiva, per fronteggiare il pericolo di possibili devianze che potevano generarsi in chi cercava scorciatoie o strade meno impegnative. Nessuno doveva “perdersi”.
E cosi che al termine di un campionato, il risultato non era solo misurabile a livello sportivo, per i successi conseguiti o per le sconfitte subite, ma per quanto si era stati capaci di valorizzare “l’ambiente” in cui si viveva. Il premio in palio era molto più importante, e don Silvio lo conosceva bene: far diventare tutti “veri uomini”, capaci di affermarsi nella vita, ognuno nella propria professione, avendo come riferimento quei valori che lo sport insegnava: lealtà, rispetto dell’avversario, non arrendersi dopo una sconfitta, cercare di superarsi nei propri limiti e praticare un “gioco di squadra”. Tutti valori che dovevano essere di riferimento anche per la vita e ad ognuno consigliava il meglio per comprendere come orientarsi nelle scelte più importanti, lasciando sempre la persona libera di seguire la propria strada. Un vero padre, che pur conoscendo ciò che era bene e necessario, sapeva attendere che maturassero i tempi per un impegno personale più consapevole e definitivo.
Periodicamente era solito organizzare una cena, per ritrovarsi tutti insieme e per farci gustare, oltre al cibo, la gioia di sentirci pensati e voluti bene. La sua soddisfazione era quella di vederci crescere e osservarci nei nostri rapporti di amicizia. L’ultimo incontro lo ha organizzato il 26 giugno 2019, di quell’incontro ciascuno di noi ha ricevuto la foto ricordo con la scritta: “La Polisportiva una scelta di vita”. È stata anche l’occasione per non dimenticare chi era stato parte di noi come: Ferdinando Giannattasio, Maurizio Nunziata, Peppe Scelza (Peppone) ed Enzo Faenza.
Questo è stato il suo stile e la sua scelta di vita anche nel suo ruolo di Direttore della Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo e di Presidente della Banca Campania Centro. La sua tenacia nel perseguire il raggiungimento degli obiettivi e la lungimiranza nell’anticipare soluzioni alle sfide da affrontare, lo hanno reso un leader affermato e stimato, non solo in campo regionale ma anche in quello nazionale, del Credito Cooperativo, come ha testimoniato l’avv. Alessandro Azzi, Presidente Nazionale per lunghissimi anni, il giorno dei suoi funerali.
Precursore e risolutore di problemi che richiedevano molto spesso un coinvolgimento di diversi attori ma, senza il suo coordinamento, difficilmente si sarebbe giunti al successo dell’impresa intrapresa. 
I numeri sono importanti in un’azienda che deve confrontarsi con il mercato, ma se servono a garantire la continuità operativa, altrettanto vero è che, per raggiungere dei buoni risultati, bisogna prestare attenzione ad ognuno, così da ricevere la massima collaborazione di tutti. Ed ecco che dipendenti, soci e clienti, tutti sono stati impegnati in un percorso di crescita identitaria che metteva al centro la persona e non il profitto ad ogni costo.
Questi sono stati i valori che il Presidente Petrone ha sempre perseguito e, anche se il suo carattere conosceva momenti di durezza, la sua umanità faceva conoscere di lui tanti altri aspetti, molto affettuosi, che ne facevano dimenticare l’amarezza. Altro aspetto che bisogna mettere in evidenza della sua vita è il suo impegno in prima linea per le richieste di aiuto, che si ponevano alla sua attenzione. Ricordo in particolare quando fui chiamato a impegnarmi per la costruzione di un ambulatorio pediatrico a Manila, nelle Filippine, nella missione dei Padri Stimmatini. Nel giro di pochi mesi, riuscimmo a raccogliere i fondi necessari alla costruzione del complesso sanitario che prese il nome di “Rosa del Cielo”. In un’altra occasione, mi propose di intestarmi un’iniziativa che potesse generare nuovi posti di lavoro, perché ciò che lo preoccupava era la migrazione di tanti giovani che per motivi di lavoro, dovevano lasciare gli affetti più cari e la terra natia. “Non voglio vedere tanti giovani andare via con i trolley”, amava dire. Nacque cosi il progetto denominato “CooperAzione”, che fu premiato al “Sodalitas Social Award” a Milano, premio destinato a quelle aziende che avevano promosso iniziative innovative, “socialmente responsabili”.
Il suo sentimento religioso e la sua fede e la devozione alla Madonna della Speranza, traspariva facilmente nelle diverse occasioni pubbliche con i Soci, per il riferimento che amava fare a frasi evangeliche o a frasi riferite a Sant’Agostino, che chiudevano le sue relazioni e offrivano una illuminante interpretazione dei segni dei tempi.
A quanti lo hanno conosciuto ha lasciato una grande eredità di valori e di ideali che non vanno dispersi ma custoditi e resi visibili nelle strutture e nei cuori di chi dovrà operarci. Solo così lasceremo che il suo nome sarà ricordato ancora, a vantaggio delle nuove generazioni che potranno godere di questi ideali e potranno continuare a sognare e a sperare in un mondo che, oggi più che mai, ha bisogno di “fari accesi nella notte e di porti sicuri”. 
Termino anche io con un riferimento biblico, tratto dal libro della Sapienza:
“Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.” (Sap. 3,1-3)
Caro don Silvio, il tanto bene che hai seminato, ti ha procurato il premio per cui hai combattuto, e ora, tutti noi che abbiamo goduto della tua “paternità”, ti auguriamo di godere della gioia e della pace che è riservata agli uomini giusti. 

13 giugno 2020 – © Riproduzione riservata

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