Tusciano in crisi: solo colpa del meteo?

[di Stefania Battista]

Il fatto
A presentare la denuncia e ottenere che si avviasse un’inchiesta della magistratura – tutt’ora in corso e sulla quale vige il riserbo istruttorio – sono stati alcuni membri della Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva attività subacquee e nuoto pinnato), sezione di Salerno. Tra le loro attività, infatti, c’è il monitoraggio del fiume Tusciano. Proprio durante i controlli si sono resi conto che diversi chilometri del corso d’acqua era rimasti praticamente a secco. Hanno risalito l’alveo del fiume da Pontecagnano, poi Battipaglia e fino a Olevano scoprendo così che migliaia di pesci, tra cui specie protette e pregiate, erano morti per la mancanza d’acqua. Erano gli ultimi giorni di maggio. Le piogge c’erano state fino a qualche giorno prima e la temperatura non era ancora neppure primaverile. A secco erano rimasti diversi chilometri del corso d’acqua. L’ipotesi avanzata dalla Fipsas era quella di una deviazione con captazione abnorme di acqua. Così i volontari della Federazione hanno registrato e documentato tutto e inviato un corposo dossier di denuncia alla Procura della Repubblica. 

«Episodi simili si erano verificati anche in passato – spiega il responsabile della sezione Alberto Gentile – ma mai di questa entità. I nostri sono risaliti per il corso del fiume fino a individuare il problema. E questa volta siamo sicuri che la magistratura e i carabinieri della Forestale arriveranno fino in fondo. Possiamo affermare con certezza che non è stato un episodio dovuto alla siccità». 

E del resto basta passare sui ponti cittadini per verificare che la portata del Tusciano, seppure inferiore al periodo invernale, è ora sufficiente a consentire la tenuta dell’ecosistema fluviale. Certo se le piogge continueranno a scarseggiare si potrebbero verificare altre diminuzioni della portata del fiume, ma difficilmente il Tusciano resterà completamente a secco.

I controlli
E così, in seguito alla denuncia, sono partiti i controlli dei carabinieri forestali che hanno eseguito un minuzioso sopralluogo lungo l’intero percorso del fiume, partendo dal luogo della “inspiegabile” secca fino a monte, alle sorgenti. Contemporaneamente anche l’Ufficio Ambiente del Comune di Battipaglia, diretto dall’architetto Angela Costantino, pur se non investito direttamente dalla segnalazione, si è attivato con un sopralluogo lungo il tratto che attraversa il territorio battipagliese. Quest’ultima verifica non è servita però a individuare la causa della secca, ma ad escludere che a causare la diminuzione della portata fosse stata qualche captazione in territorio comunale. Miglior fortuna pare abbiano avuto invece i carabinieri che avevano dalla loro sia l’accurata denuncia della Fipsas che i mezzi adatti. Ora tutto è nelle mani della magistratura. 

Gli enti coinvolti
La segnalazione dell’accaduto non è stata inoltrata né all’Arpac, responsabile di eventuali cause patologiche della moria di pesci avvenuta nel Tusciano, né all’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appenino Meridionale. Quest’ultimo ente è il responsabile della pianificazione della regimentazione delle acque, del loro corretto utilizzo, delle possibili derivazioni. All’Osservatorio dell’Autorità di bacino Distrettuale spetta infatti il monitoraggio e la gestione della risorsa idrica, la valutazione dello stato di severità idrica; la ripartizione delle risorse idriche disponibili tra comparti di utilizzo diversi, gli interventi tesi a mitigare le condizioni di criticità. 

«Non siamo stati informati dell’accaduto – spiega Giovanni Coccaro, funzionario dell’Autorità di Bacino – immagino che sia stato un episodio isolato. Ma avendo ricevuto dal vostro periodico l’informazione attiveremo controlli sulla situazione». 

Le possibili cause di alterazione della portata del Tusciano
«Due possono essere i fattori che incidono sulla portata del Tusciano – spiega Giancarlo Chiavazzo, esperto scientifico di Legambiente – il primo può essere il cambiamento climatico con la diminuzione delle piogge, il secondo, però, che concorre sicuramente, è la possibilità di deviazioni. Il settore agricolo ha indubbiamente esigenze irrigue rispetto alle quali bisogna trovare una soluzione. Se da un lato è necessario proteggere la biodiversità del fiume, dall’altro è anche necessario consentire attività che hanno forte rilevanza economica. Proprio per questo periodicamente occorre fare una verifica di eventuali eccessive portate derivate. Il Consorzio Destra Sele, ad esempio, ha derivazioni attive. Bisogna capire se le autorizzazioni attive siano state rispettate o se, pur rispettate, siano eccessive rispetto al corretto deflusso del fiume. È necessario contemperare le due esigenze, quella ambientale e quella produttiva. Gli enti coinvolti sono diversi»,

Ma i recenti lavori effettuati dal Comune per evitare alluvioni nei tratti cittadini limitrofi al corso del fiume potrebbero essere una concausa?

«Abbiamo verificato e nel tratto terminale del fiume sono state realizzate gabbionate in alveo che non possono incidere sulla portata. Il problema è a monte. Ogni fiume viene puntualmente arricchito da apporti sia puntuali (gli affluenti) che diffusi (sotto la superficie). Quest’ultimo contributo è purtroppo parecchio limitato dall’eccesiva presenza di impianti serricoli che impediscono una penetrazione delle acque nel suolo e generano fenomeni di accumulo con rilasci improvvisi. Non c’è più un corretto deflusso verso il mare e l’enorme copertura serricola impedisce la ricarica delle falde. Sono fenomeni connessi anche al cambiamento climatico che occorre controllare e monitorare. Se le falde non si ricaricano correttamente l’acqua non è sufficiente per l’irrigazione e di conseguenza si tende ad aumentare le derivazioni. La differenza possono e devono farla gli enti a cominciare dall’autorità di Distretto».

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