Se mi like non vale
[di Ernesto Giacomino]
“L’amore al tempo della collera”, l’avrebbe titolato Gabriel Garcia Marquez. Non riferendosi, in questo caso, a una storia di matrimoni e sentimenti, ma a un certo senso di appartenenza maniacal-politica che recentemente ha trasfuso nelle bacheche dei social network ogni dibattito sull’azione amministrativa battipagliese.
Da lì partono gli attacchi, lì si apparecchiano le difese. Tastiere fumanti per criticare e videate urticanti per rispondere. Toni da bettola e argomentazioni da temi di terza elementare.
Di dignità si muore, diceva qualcuno. O meglio, come è solito specificare il mio amico Roberto Ritondale: “non chiamateli più media, perché non mediano proprio niente. Twitter e Facebook hanno dato voce diretta a politici e personaggi famosi, con l’effetto di svilire, in una botta sola, sia la nostra professione che la loro”.
Una volta c’erano gli elettori affezionati, oggi ci sono le groupies. La versione moderna di quelle comitive di fans scatenate che ai tempi dei figli dei fiori seguivano il loro cantante o gruppo preferito in ogni tappa della tournée. Amore puro, da un lato; dall’altro quell’insicurezza di volersi mettere ogni giorno in discussione, di essere certe di seguire realmente la star più star del momento.
Contrastanti situazioni emotive che, oggi come ieri, finiscono per scadere in un fenomeno preoccupante: il fanatismo. La nuova frontiera del tifoso elettorale ha abolito il diritto di critica, l’opinione contrastante, il chiedere conto ai personaggi che vanno a rappresentarci o a quelli che vi si oppongono. Zitto e accetta, o finisci in polemica sul social. Contornato da insulti e sberleffi di tutta la claque retrostante, avallata dalla consulenza gratuita di legali, commercialisti ed economisti pronti a scavarti nel passato più recondito per far venire a galla i tuoi scheletri nell’armadio: un protesto, una causa col vicino, una firma falsa su una giustifica dell’85. Lo sputtanesimo come evoluzione del vecchio, caro biancogrigio della Tribuna politica di Rai 2.
Ai prossimi dibattiti non serviranno neanche i palchi, sai quanto legno risparmiato. Si farà tutto online, con le dirette e le emoticons. Sette faccine sorridenti equivarrano a un voto a favore in Consiglio comunale. Le delibere si sigleranno col cuoricino, gli accordi sottobanco si scopriranno dal numero degli smile con l’occhiolino.
Dice Brizzi che la forza è nello stile, non nel cash. E beh, qua allora siamo parecchio deboli. Internet ci ha fatto tuttologi, non serve fare domande all’amministrazione comunale né aspettarne le risposte. Ti metti in rete, fai la tua osservazione, zac: c’è quello che conosce i regolamenti di tutte le materie riguardanti gli enti pubblici, dall’astrofisica a mattoncini & acchiapparella. Un altro che disquisisce di bilancio come stesse leggendo l’etichetta dei detersivi. La massaia che, fosse per lei, oh sì, le spiagge sarebbero tutte balneabili grazie al suo smacchiatore segreto fatto con la ricetta della nonna.
Diamoci un tono, s’è cominciato col piede sbagliato. Qui ci sono sindaco, funzioni, protocolli istituzionali da non mortificare. Su Facebook, magari, condiviamoci i gattini fuffosi. Ma lasciamo che al lavoro ci vadano i grandi.