Rimettere ordine

[di Francesco Bonito]

Tempo pessimo, mare sporco, spettacoli ed eventi culturali non pervenuti. Questa in sintesi l’estate battipagliese 2014. Difficile non abbattersi, non lasciarsi andare all’autocommiserazione.

prima-n211Per fortuna non tutti si fanno sopraffare dall’indolenza estiva e dal pessimismo autolesionista: tra questi meritano una citazione positiva i tre commissari alla guida del nostro Comune che, come evidenzia la nostra copertina, stanno dando prova di avere le idee chiare e le capacità di proporre interventi risolutivi in diversi campi. Sembra che il triumvirato stia giovando alla città, come spesso è accaduto in passato con commissari che si sono distinti per efficienza e produttività. Escludendo Ruffo il “temporeggiatore”, i prefetti (Lenge e Noce, per citarne due) hanno fatto molto meglio di alcuni dei nostri più acclamati sindaci; e anche i tre reggenti attuali paiono – finora – meritare un voto alto. Spero che nessuno si offenda, ma a Battipaglia nel confronto con i sindaci eletti, sovente i commissari prefettizi (ne abbiamo avuti mezza dozzina in una ventina d’anni) appaiono come dei fuoriclasse, dei La Guardia, dei La Pira dei giorni nostri. Fenomeni loro o scarsi i sindaci? Nessuna delle due. Solo che questi prefetti interpretano con rigore e coscienza il loro ruolo, che è quello di amministrare virtuosamente; e poi sono autonomi, liberi da condizionamenti e ricatti. Alcuni nostri primi cittadini, invece, hanno comandato più che amministrato e, spesso, sono stati condizionati da veti e ricatti imposti da pochi – ma influenti – consiglieri comunali. La storia la conosciamo, e la storia si è ripetuta con accanimento a Battipaglia.

I nostri triumviri, al contrario, si stanno dedicando alle cose necessarie e urgenti, provano a rimettere ordine, si impegnano nell’attività ordinaria ma preziosa della buona amministrazione. E così le questioni che apparivano complicate e torbide in passato, oggi risultano semplici e trasparenti: revocare un contratto troppo oneroso per la gestione della pubblica illuminazione (oneroso per i contribuenti, vantaggioso per chi?); svolgere regolarmente delle gare per la fornitura di servizi pubblici (vedi spazzamento strade); contrastare il malcostume dell’abbandono sconsiderato dei rifiuti con l’installazione di telecamere (ma quanti soldi sono stati spesi per la videosorveglianza, mai entrata in funzione, da Liguori in poi?); sottrarre a pochi opportunisti (quando non malavitosi) l’assegnazione degli alloggi popolari; affidare la gestione dei parcheggi e farsi pagare il dovuto dalla ditta appaltante (non come ai tempi di Santomauro, quando ci si dimenticava di incassare la percentuale spettante al Comune).  Questi sono gli interventi concreti che i cittadini si aspettano da un buon amministratore, non i raccapriccianti turnover trimestrali di improvvisati assessori, non le sceneggiate in consiglio comunale.

Prendano nota i prossimi candidati sindaci, imparino da chi è abituato a servire lo Stato. Amministrare fa rima con comandare, ma prima di tutto significa servire.

4 settembre 2014 – © Riproduzione riservata

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