Quelle fastidiose allergie

Occhi rossi, starnuti e naso chiuso: sono i sintomi che annunciano alle persone allergiche l’arrivo della stagione primaverile.  Con la fioritura le piante liberano nell’aria i pollini, piccolissimi corpuscoli dalla forma di granellini, che permettono alle piante di riprodursi. Dato che sono leggerissimi vengono agevolmente trasportati dal vento diffondendosi dappertutto. Facilmente inalati, nell’individuo allergico scatenano una reazione immunitaria dannosa per l’organismo. La loro concentrazione aumenta nel periodo compreso tra marzo e giugno, soprattutto nelle giornate calde, assolate, ventose e la loro presenza è maggiore di sera. Negli ultimi anni si sta assistendo a un vero e proprio boom di allergie: in 20 anni la percentuale di bimbi allergici è più che triplicata passando dal 7% al 25%! Nel 10% circa dei bambini di età inferiore ai 14 anni l’allergia si manifesta sotto forma di asma bronchiale. Si parla ormai di quasi due milioni di bambini italiani allergici e di circa un milione di bambini asmatici. Numeri destinati purtroppo a crescere ancora nei prossimi anni; si stima che in Italia, entro il 2020, un bambino su due soffrirà di rinite allergica.

Lo scorso marzo a Bruxelles si è svolto l’evento “Pollen is in the air: invasive plants and allergy in our changing environment”. Due giorni di dibattito scientifico organizzato nell’ambito di “Atopica”, progetto europeo dedicato all’impatto dei cambiamenti climatici e ambientali sulla diffusione delle patologie allergiche. Nella conferenza si è discusso di come la modificazione del clima, lo sfruttamento del suolo e l’inquinamento dell’aria influenzeranno la diffusione delle piante spontanee allergeniche, in particolare l’ambrosia, e le conseguenze sulla salute umana. Sono stati sviluppati dei modelli matematici che indicano come il riscaldamento globale consentirà l’espansione di tali organismi vegetali su nuove aree geografiche. Ciò comporterà un aumento delle patologie allergiche respiratorie nelle popolazioni residenti per la presenza nell’aria di questi “nuovi”pollini.

L’inquinamento atmosferico è un problema mondiale che va affrontato su vasta scala e nelle sedi opportune, ma noi come possiamo proteggere quotidianamente i nostri bambini dalle malattie allergiche? È importante innanzitutto la qualità dell’aria che respirano. Quanti genitori ancora fumano sigarette in presenza dei loro bambini? È dimostrato che i figli dei fumatori sono più soggetti ad allergie, asma ed infezioni quali bronchiti ed otiti. Quanti prendono l’automobile anche per brevi tragitti? È accertato che i bambini residenti in prossimità di strade molto trafficate ed in città molto inquinate mostrano patologie allergiche in misura maggiore.

Per i bambini con allergia accertata è preferibile evitare in primavera i prati ed i terreni incolti soprattutto nelle giornate ventose. Meglio non far sostare i bimbi allergici in prossimità dei campi quando si taglia l’erba o è stata tagliata da poco. Se ci si vuole concedere un periodo di vacanza è preferibile farli soggiornare al mare o in alta montagna, località dove sono meno presenti i pollini. Ricordare che alle medie altitudini (600-1000 metri) le stesse piante liberano i pollini circa un mese più tardi rispetto alla pianura. In auto cercare di tenere i finestrini chiusi e accendere, dopo aver verificato la pulizia dei filtri, i sistemi di condizionamento. Far praticare agli allergici sport preferibilmente in luoghi chiusi, palestre e piscine coperte. Evitare la bicicletta o il motorino. Volendo possono essere utili mascherine a copertura di bocca e naso. Far indossare loro occhiali da sole per proteggere gli occhi dal vento. Infine, quando rientrano a casa, far cambiare loro i vestiti, pulire il naso con lavaggi di soluzione salina e sciacquare il viso. Ancora meglio se i bimbi si sottopongono ad una bella doccia e ad uno shampoo che portano via i pollini, presenti sulla pelle e tra i capelli, raccolti durante la passeggiata. 

8 maggio 2015 – © Riproduzione riservata
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