Quei sogni indelebili

Il 5 aprile scorso, a Campagna, presso il Museo della Memoria e della Pace intitolato a Giovanni Palatucci, è stato presentato il libro di Elio Otranto L’infanzia perduta – L’età dei sogni indelebili. Ne hanno discusso insieme il sindaco di Campagna Roberto Monaco, la consigliera comunale Elisabetta Granito, il Priore della Confraternita Ss.mo Nome di Dio Antonio Raimondo, il direttore del museo Marcello Naimoli, il giornalista Carmine Granito, lo scrittore Felice Turturiello. Il commento musicale è stato affidato al talento del Maestro Armando Rizzo, fisarmonicista.
L’autore, con una scrittura essenziale, evidenzia come ogni autentico viaggio nelle origini sia un patrimonio inestimabile per le generazioni a venire, inducendo i lettori alla riflessione su mondi scomparsi. Ambientato a Campagna, il libro narra la storia di un’infanzia svolta in un tempo in cui semplicità e rettitudine erano alla base del vivere comune. Non si trattava, però, di mondi ancora isolati dal cinismo della modernità e fatalmente destinati all’annichilamento. I valori morali e religiosi, includevano le conquiste del progresso senza dover rinnegare la saggezza degli avi. È il potere delle radici. Il potere sul tempo enunciato da S. Agostino nel De Trinitate, ponendo i tre tempi dell’Essere in un’unica dimensione, ossia passato e futuro nell’attimo presente. Ma è specialmente il potere evocato, senza mitopoiesi, dai sogni lucidi di un ragazzino, oggi uomo, tornato bambino senza snaturarsi in nostalgie su un personale paradiso irrimediabilmente perduto. 
Il libro non è quindi una reminiscenza in senso stretto. Il paese e la società di Campagna non sono un bolo di fatti e cronache predigerite. Essa riemerge dalla memoria al pari di una ricostruzione tridimensionale dei più potenti software odierni e non possiamo non amare quest’alta risoluzione dalla prima all’ultima parola e i luoghi fino all’ultima pietra. Posseduto da un’entità evolutasi nelle ere, l’autore sa che pur essendo il vissuto personale all’origine di tutto, per eludere la cattività del tempo, bisogna sempre guardare in sé stessi senza temere di farlo, ammettendo, ieri come oggi, i propri limiti e le debolezze della propria natura come le ipocrisie e le omertà nel tessuto socio-culturale di allora. 
L’infanzia perduta è un’immersione totale in un inconscio collettivo che ti mostra tutte le persone e le voci e le storie che tornano a render tangibile quel lontano borgo, che Cristo ha di sicuro visitato venendo dal meridione, prima di fermarsi a Eboli. Un libro dove la singola storia diviene la storia di tutti. Una narrazione intensa, lucida, imperdibile.

Loredana Otranto

19 aprile 2019 – © Riproduzione riservata

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