Quattro ponti | di Lucio Spampinato

Ci fu un tempo in cui per casi speciali mandavano in commissariato un consulente, uno che fosse in grado di scuotere il torpore burocratico negli approcci alle indagini, che fosse in grado di propiziarne la soluzione. In una di queste avventure, mi presentai al commissariato centrale alle 11 del mattino; mi accolse un giovane vice ispettore, Altieri, che mi chiese subito se mi andasse un caffè. Accettai paradossalmente per trincerarmi nel mio abito di solitudine. Ma io volevo solo fare quello per cui ero venuto e andarmene alla svelta. Altieri mi presentò al vice commissario Guadagno, un uomo pingue e scaltro che mi squadrava fingendo sussiego e affabilità, ma dal lago dei suoi occhi neri era già partita una barca carica di diffidenza. «Il caso è semplice, dottò!» tagliò corto Guadagno. Quasi come a dire: «Che ti ci hanno mandato a fare, qua?». Era stato trovato il corpo di una ragazza e gli inquirenti credevano che il delitto potesse essere maturato nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione. «Questo è un omicidio tutto slavo, dottò, regolamento di conti fra malavitosi dell’Est del mondo della prostituzione» sentenziò Guadagno, mentre aspirava davanti al bar un mezzo Garibaldi. Prendemmo con Altieri una foto della ragazza e facemmo un giro dei locali del lungomare, visto che si era fatta ora di pranzo. Stavamo quasi per rinunciare, nella totale indifferenza e il palese fastidio dei ristoratori, quando un giovane cameriere ci disse: «Si, l’ho già vista. È scesa ieri pomeriggio dal Deborah IV. Con gli amici, avevamo visto il piccolo yacht e di certo si faceva notare per bellezza anche lei. Poi è andata via su una Porsche con un tipo che la chiamò Catalina». Sapemmo che il Deborah IV era di proprietà del principale costruttore della città: Lorenzo Cesarotti. La foto della ragazza era stata intanto mandata all’Interpol. «Non mi sembra un caso tutto forestiero!» osservai. Altieri mi guardò con un sorrisetto malizioso; mal sopportava l’arroganza del suo capo. A sera, dall’Interpol si seppe che il Cesarotti era tenuto d’occhio da tempo e che nell’ultima settimana aveva disposto bonifici per alcuni milioni di euro per l’Ungheria, di qui transitati in Slovacchia e al momento non ancora rintracciati. Spiegai a Guadagno che il circuito milionario aveva la Moldavia come ultima tappa prima di tornare in Italia in qualche società di import/export. Divenne paonazzo, farfugliò qualcosa e se ne andò sbattendo la porta. Quando ero già in albergo mi arrivò un sms da Altieri: «L’Interpol ci ha informato che la ragazza era moldava e si chiamava Catalina Melnic. Ma come ha fatto a capire?». «Un ciclo euleriano» mi limitai a rispondere. 

Il giorno dopo, ero già in volo verso le mie foreste quando lessi un titolo on line: «Arrestato per riciclaggio il costruttore Cesarotti! In manette anche un insospettabile della polizia, il vice commissario Guadagno».

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Racconto-box02.jpg

14 gennaio 2023 – © Riproduzione riservata  

Facebooktwittermail