Quando l’amore è in panchina

[di Anna Cappuccio – psicologo*]

Le giornate sono una continua attesa di un messaggio, una telefonata, un commento o un like sulla propria pagina social. E quando quel messaggio a lungo desiderato arriva, sembra che riapra quel nodo alla gola, quella stretta alla pancia che avevano accompagnato il silenzio e il vuoto dei giorni precedenti.  Ci si sente di nuovo vivi e pulsanti di emozioni, si assaporano sensazioni gioiose che ben presto diventano, però, evanescenti e nuovamente lontane. Ci si ritrova, così, un’altra volta soli, un’altra volta in panchina.

È questo che succede nel benching, dall’inglese: tenere in panchina. È una particolare modalità relazionale che consiste nel lasciare una persona in un’attesa speranzosa, regalandole attenzioni occasionali per tenerla legata a sé. Si alternano momenti di interesse e di presenza sia fisica che affettiva, durante i quali si vestono i panni di un partner premuroso e largivo di lusinghe affettuose, a momenti di indifferenza, indecisione, fino alla completa assenza. In questi periodi il bencher non risponde alle telefonate, è evasivo e ambiguo nei messaggi, si allontana senza dare notizie di sé. Pur non interrompendo del tutto il rapporto con la persona lasciata in attesa, si guarda intorno, insegue altre conoscenze, alimenta nuove situazioni sentimentali, fino ad intraprendere nuove relazioni o a riaprire situazioni non chiuse e lasciate ugualmente in attesa.

Il partner si sente legato ad una situazione poco chiara, per niente definita, e completamente dipendente dalle decisioni del bencher. Questa ambiguità, questo continuo lasciare in bilico crea nel partner uno stato costante di incertezza, di dubbio, che nel tempo può alimentare sensazioni di ansia e insicurezza. Ci si sente sempre più privi di valore, con notevoli ripercussioni sull’autostima e sull’autoimmagine personale e relazionale. La progressiva autosvalutazione e la frustrazione derivante dall’ambivalenza del partner e dalla continua inaffidabilità del suo comportamento può sfociare in un sentimento depressivo e di mancanza di fiducia negli altri e nella vita.

Cosa c’è alla base del benching? Certamente i social e il web rivestono un ruolo significativo perché hanno facilitato la possibilità di nuovi incontri e relazioni. Tuttavia, questa è solo la facciata che nasconde una profonda difficoltà a stare pienamente in un rapporto affettivo. A volte può essere una modalità relazionale senza impegni che viene adottata come scelta consapevole da entrambi i partner. Purtroppo, in molti casi, appare un comportamento messo in atto solo da un partner nei confronti dell’altra persona. Tale modalità relazionale, discontinua e poco costante, evidenzia una mancanza di empatia e un atteggiamento manipolatorio che cerca di tenere l’altro legato a sé in modo da avere conferme sul proprio senso di onnipotenza.

Ci si può rialzare dalla panchina della confusione e di una vita in attesa? Lo si può fare solo uscendo dalla spirale del senso di colpa e della svalutazione, affrontando la situazione per come è realmente. Questo permette di maturare la consapevolezza che una storia che fa soffrire non è una storia d’amore, non è una storia per noi.

*Psicologo clinico, psicoterapeuta

28 gennaio 2023 – © riproduzione riservata

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