Piu Europa, dopo la beffa il danno?
[di Carmine Landi]

C’è una cifra monstre, oltre 62 milioni di euro, a muovere le carte d’una causa che rischia di travolgere le casse comunali. È quanto la Atene Grandi Progetti ha chiesto al Comune di Battipaglia, citato dinanzi alla Sezione specializzata per le imprese del Tribunale di Napoli per inadempimento contrattuale. Una somma che, per i legali della società partenopea, rappresenta il risarcimento dovuto per un’opera promessa, mai compiuta, poi abbandonata e infine revocata: il Centro integrato di interscambio modale. L’incompiuta del Piu Europa. Cuore della contesa è la convenzione firmata nel 2012 per la realizzazione dell’hub ai piedi della stazione ferroviaria. Doveva essere il fiore all’occhiello d’un piano di riqualificazione urbana a valere su fondi comunitari. È rimasto uno scheletro di cemento in mezzo alle sterpaglie. E adesso, dopo più di un decennio di sospensioni, proroghe, diffide e carte bollate, la società “sfrattata” ha deciso di provare a passare all’incasso. Lo fa attraverso l’avvocato Bruno Cantone, che ha notificato un atto di citazione destinato a pesare. La richiesta è dettagliata: 15,7 milioni per opere eseguite e mai pagate, 248 mila euro per importi già maturati, 467 mila per lavori mai avviati, e soprattutto una pretesa da oltre 45 milioni di euro per mancato utile, danni patrimoniali e lesione dell’equilibrio economico-finanziario dell’intera operazione.
Per Atene Grandi Progetti, la revoca della concessione è stata arbitraria: il Comune – si legge negli atti – avrebbe impedito il completamento dell’opera, ritardato l’approvazione di varianti necessarie, ignorato le difficoltà insorte e agito con superficialità, nonostante gli investimenti già sostenuti. A Palazzo di Città, però, la linea è chiara: si resiste. La giunta guidata dalla sindaca Cecilia Francese ha dato mandato all’Avvocatura municipale, diretta da Ernesta Iorio, di costituirsi in giudizio. A relazionare sul punto è stato l’assessore Antonio Fiorillo, delegato al Contenzioso. Per l’Ente, la risoluzione del contratto è stata legittima, motivata da gravi inadempimenti. Lo scrivevano nero su bianco l’ingegnere capo Carmine Salerno e l’architetto Fausto Dragonetti nella delibera firmata nel 2023: mancata custodia del cantiere, canoni mai versati, ritardi ingiustificati, decadenza di requisiti soggettivi.
Ora, però, a decidere sarà un giudice. E in ballo non c’è soltanto il futuro di un’area urbana dimenticata, ma anche la tenuta dei conti pubblici e il giudizio su una delle vicende più tormentate degli ultimi vent’anni. Perché se i magistrati dovessero riconoscere anche solo in parte le ragioni della società ricorrente, l’impatto economico sull’Ente sarebbe durissimo. Nel frattempo, l’amministrazione ha annunciato la bonifica del sito, il completamento del sovrappasso e dei parcheggi a carico del Comune, e un futuro ripensamento urbanistico, magari attraverso i fondi di compensazione per l’Alta Velocità. Ma intanto, quel che resta dell’ex area Piu Europa è una colata di cemento incompleta, avvolta da rovi e silenzi. E il conto, adesso, lo presenta un avvocato.
14 giugno 2025 – © riproduzione riservata


