Percorso sformativo

[di Ernesto Giacomino]

Come volevasi dimostrare. Dopo poco più di due mesi dall’apertura delle scuole, la situazione viabilità del plesso “Alfonso Gatto” di via Stella s’assesta a tempo indeterminato sul “critico-comatoso”, grazie a un pot-pourri di disagi di varia natura. Figli, il grosso di essi, dell’inesistenza di un piano B che lenisca i disagi per i famigerati lavori sul ponte del Tusciano e il conseguente funzionamento a un solo senso di marcia di via Clarizia.

L’effetto domino era inevitabile: la rampa per la variante in direzione autostrada, ad esempio, tanto benedetta dai pendolari ai tempi dell’apertura, con la triplicazione delle macchine che ne usufruiscono e le imbarazzanti code che ne derivano si è rivelata perfettamente sottodimensionata e soprattutto – atteso quell’innesto a scarsa visibilità su una strada a scorrimento veloce – drammaticamente pericolosa. Cosa che avrebbe dovuto far pensare, chissà, a qualche misura di sicurezza in più e a una maggiore rapidità di disimpegno della rampa stessa: magari inserendo dei dossi artificiali sulla variante in prossimità dello svincolo, così da rallentare i veicoli in arrivo e consentire un accesso più agevole a chi vi s’immette.

I parcheggi, poi. Sottratti – sempre per il divieto d’accesso a via Clarizia – una decina di posti auto, era inevitabile che s’ingolfassero ancora di più quelli nelle immediate vicinanze delle scuole, con abbondanza di doppie file, ostruzioni di passi carrabili, “invasioni” del parcheggio privato del vicino ipermercato. “Tanto sono cinque minuti”, pensano tutti, agganciando figli a una mano e zaini nell’altra: non consci, o non intenzionati a esserlo, che cinque minuti moltiplicati per decine di auto fanno un caos da Manhattan Bridge in piena ora di punta.

L’assenza di un piano B, si diceva: appunto. Una manutenzione straordinaria a lungo termine di siffatta portata pretendeva un’analoga soluzione straordinaria di uguale periodo. Uno stravolgimento a scadenza dei sensi di marcia, o l’ipotesi di un servizio di navetta urbana, o l’eliminazione di quell’inutile divieto di sosta di fronte all’ingresso delle elementari fatto rispettare solo venti minuti al giorno (e in concomitanza proprio degli orari d’entrata e uscita degli alunni: in buona sostanza, esattamente quando non dovrebbe esserci). Poco serve, poi, obiettare che pur parcheggiando su ambo i lati la strada resta sufficientemente larga, che non vi transitano mezzi pesanti, che gli unici pullman che si vedono lì in giro, ogni giorno, sono quelli che riportano a casa i soli ragazzi delle medie. E ancora più inutile – se non pericoloso – parrebbe far notare che peraltro quei pullman transitano in un orario d’uscita in cui il presidio è bell’e che finito, tutto è tornato all’anormalità e il temuto divieto di sosta lo si ritrova nuovamente declassato a bersaglio da tiro a segno.

Poi ok, magari qui s’è profani e non si possono conoscerne le differenze tecniche, ma il capire com’è che a via Del Centenario, con lavori sul ponte d’identica sostanza, sia già stato possibile rispristinare il doppio senso di marcia, mentre a via Clarizia ancora no, aiuterebbe senz’altro a convincerci che siamo di fronte a una scelta obbligata. E non già, come spesso temiamo, a una stucchevole – e colpevole – manifestazione di disinteresse.

23 novembre 2018 – © Riproduzione riservata
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