Paura di aghi e siringhe

La fobia di aghi e siringhe è definita belonefobia. Le persone che ne soffrono possono presentare forti stati di ansia, ad esempio, nel doversi recare in un laboratorio di analisi per farsi un esame del sangue, oppure  nel vedere qualcuno utilizzare un coltello in cucina.
In casi estremi, per tentare di far fronte alla propria paura, le persone con belonefobia evitano di maneggiare gli oggetti tanto temuti o addirittura li eliminano dagli ambienti che frequentano; cercano di non trovarsi in situazioni in cui il rischio di entrare in contatto con tali oggetti è molto alto; evitano analisi, visite mediche, visite dentistiche e quant’altro, solo per la paura di poter avere a che fare con aghi o oggetti acuminati e taglienti. Nei casi più gravi, così come per tutte le altre tipologie di fobie specifiche, le persone belonefobiche finiscono per evitare sempre di più e sempre in maggior misura qualunque ambiente, contesto o persona, per il timore che questi possano portarle ad entrare involontariamente in contatto più o meno diretto con l’oggetto della loro paura; questo può portare queste persone a isolarsi socialmente e affettivamente, limitando il più possibile i contatti con il mondo esterno e rendendo quantomeno difficile lo svolgersi normale della loro vita.
Questa fobia solitamente è presente fin dalla gioventù, ma è possibile che la persona che ne è affetta riferisca di avere attraversato diverse fasi di gravità del problema. Un momento specifico, per le donne, in cui la fobia può acuirsi improvvisamente e diventare disfunzionale per la salute, può essere rappresentato dalla gravidanza. In questi casi, le donne manifestano grandi difficoltà al momento di affrontare i controlli ematici, che ormai sono previsti mensilmente dal sistema sanitario nazionale, nel caso di possibili esami invasivi prenatali e, infine, in caso di necessità di essere sottoposte ad anestesia locale per il parto.
Altre situazioni in cui il problema può creare difficoltà importanti per l’individuo che ne soffre e preoccupazione per chi gli sta intorno, possono essere interventi chirurgici (anche se programmati e non di urgenza), incidenti stradali, semplici vaccini, cure che prevedano l’uso di siringhe o flebo, prelievi glicemici nel caso di check-up per il diabete et similia. Per prevenire i problemi che la  belonefobia può determinare in occasioni di esigenze sanitarie, la psicoterapia può rivestire un ruolo centrale, aiutando la persona a riconoscere subito il problema, ottenendo così una diagnosi quanto più precoce possibile, e a superarlo nell’arco di poche settimane grazie all’utilizzo di tecniche specifiche. Infatti, proprio perché questa fobia rischia di mettere in pericolo la salute e pregiudicare la possibilità di effettuare analisi cliniche, trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze è il primo passo conseguente alla diagnosi, e in questo degli specialisti adeguatamente preparati in materia possono giocare un ruolo decisivo.

8 aprile 2016 – © Riproduzione riservata
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