Ottimisti e pessimisti

Esistono persone che tendono a guardare la vita con preoccupazione e ansia, concentrando la loro attenzione più sulle difficoltà incontrate o da affrontare durante la giornata, piuttosto che sulle gioie da assaporare o sui successi ottenuti;  viceversa, ce ne sono altre che tendono a considerare la vita con serenità ed entusiasmo e sanno affrontare le difficoltà con spirito combattivo, come momenti di opportunità e crescita, più che come insidie e ostacoli insormontabili.

In genere qualifichiamo le prime come persone pessimiste, le seconde come ottimiste. Molti studi hanno messo in luce come i pessimisti si arrendano più facilmente di fronte alle difficoltà, abbiano meno successo nel lavoro, cadano più spesso in depressione e si ammalino più facilmente. Al contrario si è visto come persone ottimiste rendano meglio nello studio, nel lavoro e nello sport. Inoltre sembra che gli ottimisti siano più abili nei test attitudinali e tendano ad essere scelti più spesso dei pessimisti quando concorrono a cariche politiche o dirigenziali. Infine si è rilevato come le persone ottimiste godano di uno stato di salute eccezionalmente buono: infatti sembra che il loro sistema immunitario sia più efficiente per cui si ammalano di meno, invecchiano meglio, in quanto risentono meno dei consueti malanni fisici della mezza età, e quindi vivono più a lungo.
Alla base di queste due modalità di guardare la vita ci sono due elementi: da un lato la sensazione di poter esercitare o meno un controllo sugli eventi, dall’altro il modo con cui ci spieghiamo ciò che ci accade. In questo senso, le persone che si vivono come impotenti, ossia le persone convinte che qualsiasi cosa possano fare non servirà per raggiungere quanto vogliono, saranno con maggiore probabilità più pessimiste delle persone che, al contrario, credono di poter modificare circostanze ed eventi così da raggiungere obiettivi e successi ipotizzati.
Ogni  persona ha una propria modalità di interpretare le cause degli eventi, un suo stile esplicativo. Tale modalità, origina dalla visione che ciascuno ha del proprio posto nel mondo, dal percepirsi come persona degna di valore e meritevole oppure indegna e immeritevole. Nel primo caso avremo facilmente a che fare con una persona ottimista, nel secondo con una pessimista. Le origini dell’ottimismo e del pessimismo sono da far risalire ad un particolare modo di interpretare le cause degli eventi che ci accadono: in questo senso gli ottimisti da un lato, tendono ad interpretare gli insuccessi come occasionali, circoscritti e impersonali; dall’altro tendono ad interpretare i successi come personali, cioè dovuti alle loro qualità, generali e permanenti. I pessimisti fanno esattamente l’opposto.
Ottimisti o pessimisti non si nasce, ma lo si diventa. L’ottimismo può essere appreso a patto che impariamo una serie di abilità.Focalizzare la propria attenzione su pensieri diversi da quelli legati alla propria credenza, cercando per quanto possibile di interrompere i pensieri negativi. In questo senso può essere utile mettere in discussione le proprie credenze pessimiste. Per fare ciò occorre: Raccogliere prove che dimostrino la fondatezza o meno della credenza; Raccogliere spiegazioni alternative alla credenza. Ad esempio un insuccesso può essere spiegato in molti modi, non necessariamente con la credenza pessimista che abbiamo in mente; evitare di catastrofizzare.
Anche se ci si dovesse accorgere che i fatti non sono sempre dalla nostra parte è importante, come si suol dire, non fare di tutta l’erba un fascio! Quindi circoscrivere l’insuccesso o la credenza ad un determinato ambito; imparare dagli errori. In questo senso è importante saper imparare dall’esperienza e quindi utilizzare gli errori commessi come suggerimenti che possano esserci d’aiuto a migliorare la prestazione in futuro.

4 settembre 2015 – © Riproduzione riservata
Facebooktwittermail