Ospedale, in Pediatria infermieri allo stremo
[di Carmine Landi]
Quando l’ennesimo turno di notte è finito con un’infermiera strappata al Pronto soccorso per coprire la Pediatria, qualcosa nel delicato equilibrio dell’Ospedale Santa Maria della Speranza si spezza. A Battipaglia, otto infermieri della Pediatria hanno detto basta: lo hanno scritto chiaramente, nero su bianco, in una nota inviata al direttore generale del Dea, Gerardo Liguori, comunicando di non poter più garantire turni di pronta disponibilità oltre l’orario ordinario. Quella della notte tra il 10 e l’11 marzo, d’altronde, è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Pronto soccorso era già ridotto all’essenziale: quattro infermieri appena, uno impegnato al triage e gli altri tre in lotta continua con codici gialli e rossi, in una struttura che conta circa quarantamila accessi all’anno. Quando è arrivata la richiesta di rinforzo dalla Pediatria, in emergenza anche lì, un’infermiera ha dovuto lasciare i colleghi soli davanti al caos. Risultato: appena tre operatori rimasti a gestire l’impossibile.
La situazione nella Pediatria del Santa Maria della Speranza non è migliore. Il personale infermieristico è ridotto all’osso: su diciotto figure necessarie, ce ne sono in servizio 14. Ma considerando maternità, esenzioni per motivi di salute e permessi previsti dalla legge 104, restano solo tre infermieri effettivamente operativi su turni già sovraccarichi. A complicare ulteriormente la situazione c’è il progetto di ampliare i posti letto, da gestire con lo stesso personale. Per tappare i buchi, da circa un anno è stato introdotto l’obbligo della pronta disponibilità, una reperibilità di fatto permanente che ha esasperato gli infermieri. Un obbligo contestato duramente dai sindacalisti della Cisl Funzione Pubblica Alfonso Della Porta, Lorenzo Conte e Andrea Pastore, che ne denunciano apertamente l’illegittimità, sostenendo che il contratto collettivo riserva tale modalità ai soli reparti d’emergenza, tra i quali la Pediatria non figura. La comunicazione degli otto infermieri che si sono ribellati parla chiaro: «La reperibilità continua incide negativamente sulla vita privata, sottrae riposi e ore preziose da dedicare alle famiglie. Così non possiamo più continuare». Un documento che ora pone con forza il problema nelle mani dei vertici aziendali. La Cisl, infatti, ha già avvertito sia Liguori sia il direttore generale dell’Asl Salerno, Gennaro Sosto, chiedendo una risposta risolutiva. Altrimenti scatterà ufficialmente lo stato di agitazione, e il caso arriverà dritto sul tavolo del prefetto.
Intanto, mentre la tensione cresce, la vita al Santa Maria della Speranza continua tra mille difficoltà. Infermieri e operatori sanitari restano in prima linea, costretti a fare i conti con un’emergenza divenuta ormai normalità: quella di un ospedale che funziona a fatica, che risponde con sempre maggiore difficoltà alle esigenze del territorio. Nel frattempo la Giunta regionale e l’Asl di Salerno pianificano la costruzione del nuovo ospedale da 152 posti letto. Una struttura all’avanguardia, ma il personale?
29 marzo 2025 – © riproduzione riservata


