Onda su onda

[di Francesco Bonito]

Come ampiamente previsto, puntuale è arrivata la seconda ondata della pandemia di covid-19. Siamo all’inizio di un periodo – si spera non troppo lungo – molto difficile, nel quale si intrecciano, acuendosi, difficoltà drammatiche in campo sanitario, economico, sociale e di ordine pubblico. Questo doloroso capitolo della storia del Ventunesimo secolo sta condizionando la vita di tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Non è più possibile compiere un’azione senza confrontarsi col pericolo incombente del contagio del virus: non si può lavorare, muoversi, studiare, divertirsi, essere curati, nascere o morire “a prescindere” dal virus. La vita di tutti è cambiata profondamente nel quotidiano come nei progetti futuri, a breve e a lungo termine. Comprendere che sarà così per almeno un semestre è il primo necessario passo da fare per accettare il nuovo status, adeguarsi e superare al meglio questa dura prova.
Anche un giornale piccolo come il nostro non sfugge a questa rivoluzione delle priorità. Si prova con tutte le forze a resistere all’impatto violento della pandemia, a trovare le energie, i modi e gli argomenti per continuare a raccontare la vita della nostra comunità. E allora viene fuori un giornale inevitabilmente cambiato, scritto “al tempo del coronavirus”. Questo numero ne è la prova: non c’è la pagina dello sport che, come saprete, è praticamente fermo, salvo rare eccezioni. Non si parla di spettacoli perché i teatri sono chiusi; non ci sono articoli dedicati alla scuola che spesso trova spazio nelle nostre colonne; mancano gli eventi culturali, quasi tutti rinviati o annullati. La vita sociale restringe i suoi confini e anche il giornale cambia. Ma non per questo diventa più povero. Cinque (compreso questo che state leggendo) sono gli articoli dedicati alla pandemia. Ne scrive Giacomino, ne parlano la sindaca Francese e il comandante della polizia locale, Iuliano, intervistati da Battista. La raccontano, soprattutto, le persone comuni che incolpevolmente sono state contagiate e stanno combattendo sia contro il virus che contro l’inefficienza del sistema sanitario (ancora Stefania Battista, a pagina 5). Racconti diversi, ruoli, responsabilità e contesti differenti: dall’impegno del Primo cittadino e del “comandante”, all’odissea dei contagiati, spesso lasciati a sbrigarsela da soli.
E poi, in fondo ma idealmente in testa al giornale, ci sono i quattro racconti scritti dai lettori, anzi, dalle lettrici (sarà un caso?). Storie brevi, intime o frutto di fervida fantasia, tutte bellissime; ideali per farci distrarre, sorridere o sognare. Quello di cui tutti oggi abbiamo tremendamente bisogno. 

6 novembre 2020 – © Riproduzione riservata

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