’O famo strano?

[di Ernesto Giacomino]

Quindi è ufficiale: Battipaglia passerà alla storia per il fatto d’ospitare il primo stabile al mondo concepito con accesso alternativo. Non da una comune strada, ma – a scelta – atterrandoci col parapendio o scavando un tunnel da una via pubblica nei paraggi. Che già me le immagino, le raccomandazioni della mamma al figlio mentre è in procinto d’uscire il sabato sera: “Se rincasi tardi non citofonare che ci svegli, tieni qua la trivella e attento a non perderla di nuovo, non te la faccio un’altra copia dal ferramenta”. 

No, seri: lascia quantomeno sgomenti, la storia del lotto 2 della cooperativa edilizia “Azzurra 2000” a via Noschese (per capirci: zona bivio Santa Lucia), che per una bega legale è rimasto senza vie d’accesso per entrarvi o uscirvi. O meglio, la via c’è: quella che per anni ha sempre usato la gente che ci abita, quella evidenziata da planimetrie e carteggi di rito all’atto dell’elevazione dell’immobile e delle successive compravendite, quella che – come ogni via – è regolarmente asfaltata, nominata, strutturalmente carrabile e pedonabile, partente da un punto e confluente in un altro.

Non fosse però che nel 2010, dopo un’abbondante manciata d’anni dall’ultimazione del lotto e la presa di possesso dei condomini, è sbucata fuori una circostanza singolare: non solo quella strada è privata (stessi proprietari del suolo ai tempi ceduto per l’elevazione) ma non è gravata da nessuna servitù di passaggio a beneficio dei residenti. Ergo: di qua i proprietari, che non ne gradivano più l’attraversamento, di là i condomini, con questo vizio insano di voler uscire e rincasare di continuo, e alla fine la questione s’è spostata sul tavolo dei giudici. Che, dopo dodici anni di battaglie, hanno pacatamente sentenziato: articolo quinto, chi tiene in mano ha vinto. La servitù non c’è e non ci sarà mai, trovatevi un’altra via d’accesso o statevene rinchiusi in casa. Che poi che cavolo ci avrete mai da fare di così importante da non poter essere rinviato a quando l’umanità si sposterà con le tute alari.

Quindi: altro accesso, dice la sentenza. Che chiaramente non c’è: o meglio, non può esserci senza comunque istituire una servitù su un fondo confinante, di altro proprietario. Una cosa che all’impatto suona tipo: questo tuo diritto non esiste, poi però boh, bussa affianco, hai visto mai che quelli non lo sanno e comunque risolvi. 

Sovviene pure altro, in ciò. La concessione edilizia, per dire: come s’è data, se quel lotto non aveva sbocchi sulle pubbliche strade? Non lo si sapeva? E come si faceva, a non saperlo? E le compravendite successive, ovvero di quelli che hanno acquistato dai soci originari della cooperativa: s’era o no, in un chiaro caso di “vizio occulto” del bene venduto? E ok, un acquirente deve fare accertamenti propedeutici: ma per verificare l’identità del proprietario o l’esistenza d’ipoteche o vincoli del genere, non per vedere se il condominio abbia o meno titolo legale per usare la strada che porta al cancello. Chi avrebbe dovuto tutelarlo, in ciò, e non l’ha fatto?

Il sospetto, insomma, è di diverse approssimazioni che danno tutte lo stesso totale: dodici famiglie che ogni giorno escono di casa senza sapere se potranno rientrarci. Come dire: mai come da noi, quaggiù, la normalità resta un’opinione.

11 marzo 2023 – © riproduzione riservata

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