Non può piovere per sempre | di Ornella Cauteruccio

Non può piovere per sempre”… Silvy aveva sentito quella frase almeno un centinaio di volte, ma, per quanto si sforzasse, non ricordava dove, e ormai si era fatto tardi: il giorno dopo l’attendeva il consueto pranzo domenicale a casa della sorella e necessitava di una buona dose di riposo per affrontare indenne la solita commedia dei ruoli (o degli orrori, come le piaceva definirla).
Ripassò mentalmente la sfilza di complimenti che avrebbe rivolto all’amata sorella per il magnifico pranzo, ne scorgeva già lo guardo fiero rivolto in direzione del marito, quel tronfio pavone della media borghesia rampante, o presunta tale che avrebbe continuato a snocciolare gli ultimi successi professionali mentre si faceva servire l’arrosto. La nipotina di sei anni, invece, era assolutamente deliziosa… almeno fino a quando non costringeva i commensali ad ascoltare il suono sgraziato del suo violino, con l’unico risultato di distrarli temporaneamente dalla battaglia in corso tra la lasagna bianca ai carciofi e l’arrosto al curry e zenzero: i risultati delle audaci acrobazie culinarie della padrona di casa.
In questo marasma dionisiaco, Silvy finiva sempre con l’osservare la nipote quindicenne, piccola e fragile nella sua ostinata solitudine.  Gli occhi chini sul piatto, inquieta come un piccolo uccellino in gabbia, pronta a rifugiarsi velocemente nella sua stanza, ultima scialuppa di salvataggio nel mare di indifferenza e superficialità da cui era sommersa. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma finiva sempre per soccombere alla solita raffica di domande della madre che non capiva perché si ostinasse ancora a non accasarsi con un bel giovanotto e a lasciare quello squallido lavoro da contabile.
Si sentiva sfinita. Lo sguardo corse rapido all’orologio e vide che si era fatta mezzanotte. Le decolleté con il tacco dodici erano volate via appena entrata in casa, indossava ancora il tubino nero e le calze a rete, o quello che ne rimaneva. Fece una smorfia di disappunto quando si accorse di avere perduto il reggiseno nuovo e di non ricordare assolutamente quando e dove: sicuramente non l’avrebbe più ritrovato, così com’era sicura che non avrebbe più rivisto neanche lui, il suo ultimo appuntamento… Silvy era ancora alla ricerca di Mr Goodbar, tanto per citare un vecchio film degli anni settanta, visto e rivisto decine di volte, magari sperando in un finale leggermente diverso, pensò sorridendo.
Non aveva nessuna importanza, niente era veramente importante, se non il semplice fatto di avere finalmente indossato la sua vestaglia e di stare per infilarsi sotto le coperte, ansiosa di leggere i messaggi da potenziali nuovi signori Goodbar, mentre fuori continuava a piovere… Il Corvo! Si era improvvisamente ricordata la provenienza di quella frase da cui era stata perseguitata per tutto il giorno: “non può piovere per sempre” ripeté piano mentre guardava soddisfatta la lucina intermittente del suo computer che preannunciava la presenza di nuovi messaggi da leggere.
Prima o poi smetterà di piovere, ne era certa, per il momento era estremamente piacevole sentire la pioggia venire giù, senza esserne bagnata.

11 luglio 2020 – © Riproduzione riservata

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