Non altissima, non purissima

[Francesco Bonito]

Qualche giorno fa il fiume Tusciano appariva quasi completamente prosciugato. Un’immagine desolante, quasi apocalittica. Il “nostro” non è mai stato bello e nemmeno blu come il Danubio, ad agosto spesso è ridotto a poco più di un torrentello, ma mai ha preso le sembianze di un rigagnolo.
È difficile credere che la carenza d’acqua sia imputabile alla scarsa piovosità invernale e primaverile; sembra più plausibile che dipenda da altro. Per questo ci siamo interrogati e Stefania Battista ha cercato delle risposte attendibili, sentendo persone che hanno titolo e competenza per provare a dare una spiegazione (a pagina 5 l’articolo). 

Anch’io ho provato a capirci qualcosa di più, così ho chiesto a un caro amico competente in materia: dopo una lunga conversazione costellata dai miei incalzanti quesiti, grazie alle sue risposte chiare ho appreso e compreso alcune cose sul Tusciano e, più in generale, sulla gestione dell’acqua. Confesso che più ascoltavo e più cresceva la preoccupazione; più il mio amico mi spiegava alcuni fenomeni o mi informava su alcune “procedure” e più capivo la delicatezza del regime delle acque e le conseguenze della sua eventuale non oculata gestione. Ascoltavo cose che sapevo e cose che ignoravo. 

Come tutti, sapevo che siamo in un periodo di conclamata carenza idrica planetaria, non solo locale; sapevo che per far fronte alla penuria d’acqua sempre più frequentemente i corsi dei fiumi vengono “deviati” e l’acqua captata viene usata per irrigare i campi (probabilmente è proprio un eccessivo prelievo d’acqua dal fiume che ha messo “in crisi” il Tusciano); sapevo che Battipaglia è una terra felix per via delle innumerevoli e abbondanti falde acquifere presenti nel sottosuolo (i tanti pozzi);
sapevo pure che proprio l’abbondanza di risorse idriche ha favorito lo svilupparsi dell’industria della cosiddetta quarta gamma. 

Ma c’erano altresì cose che ignoravo o su cui non avevo mai riflettuto, tutte connesse a quelle appena enunciate. L’utilizzo dell’acqua del Tusciano per irrigare le coltivazioni è una scelta necessaria – vista la siccità – ma se lungo il corso del fiume si consentono sversamenti illeciti e scarichi di reflui urbani non depurati, l’acqua insalubre finisce sulla verdura che arriva sulla nostra tavola. Non sapevo che le serre che ormai ricoprono prevalentemente il nostro agro, sotto le quali si coltiva la migliore frutta e verdura d’Europa, possono contribuire all’esaurimento dei preziosi pozzi dai quali gli agricoltori attingono l’acqua. E ignoravo che l’acqua utilizzata in abbondanza per lavare la verdura prima di essere confezionata e venduta nei supermercati, dopo l’utilizzo spesso non viene recuperata, depurata e riutilizzata, e così va persa per sempre, proprio come succede quando laviamo la frutta e gli ortaggi nel lavello della nostra cucina. 

Mi fermo qui, ma vi assicuro che dopo aver parlato col mio amico Vittorio ho compreso quanto sia importante la “disciplina” nell’utilizzo dell’acqua, un bene che diventerà sempre più scarso e perciò prezioso. 

Facebooktwittermail