Nel tempo di mezzo | di Rosy Nunziata
Difficile descrivere in breve e raccontare in modo semplice e coerente le infinite emozioni, sensazioni e sentimenti che si stanno alternando in questo Tempo di mezzo… sì, perché la percezione del Tempo pare si sia azzerata completamente e tutto quello che ne consegue sembrano solo pallidi riflessi automatici di una recente vita pregressa, della quale ognuno di noi ha perso drammaticamente il senso. In questo Tempo di mezzo sospeso tra il recente ricordo di una vita frenetica, convulsa, distratta, nevrotica, indifferente al dolore altrui, e la speranza di un futuro prossimo liberatorio che ci restituisca le nostre certezze e quella libertà data sempre per scontata, ognuno di noi fa i conti con se stesso, con le proprie paure, angosce, zone d’ombra. Ognuno, da solo, deve trovare la forza, le risorse necessarie per sopravvivere, non solo al quotidiano improvvisamente impoverito di quella frenesia, frastuono, iperattivismo a cui eravamo abituati, ma anche per sopravvivere alla paura della solitudine, del dolore, della malattia, della morte. In questo Tempo di mezzo siamo tutti chiamati a una grande prova, di senso civico, fratellanza, solidarietà, altruismo a cui forse non eravamo più abituati.
Le nostre giornate scorrono lente nelle case, accompagnate da un silenzio assordante e surreale fuori, interrotto da sirene, o qualche flash mob pomeridiano per testimoniare che si è vivi ed è vietato arrendersi.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte con quello che può, piccola o grande che sia, fuori casa o dentro, stando anche accanto ai propri figli spaventati, disorientati, annichiliti, aiutandoli a mantenere le sane abitudini di studio, a coltivare nuovi interessi come la lettura, a dedicarsi con più calma alle cose sempre trascurate, a dare valore al Tempo affinché non diventi tempo perso, ma preziosa occasione di crescita. Oppure dedicando Tempo a una persona lontana maggiormente in difficoltà, come ho pensato di fare, telefonando ogni giorno a qualche amica che vive in casa altri ordinari drammi, come famliari ammalati, o scrivendo ad amici medici che scendono ogni giorno in trincea e sulla loro pelle sperimentano il dramma di operare in una Sanità inadeguata e impreparata per eventi così più grandi di tutto.
Le mie giornate trascorrono così, tra cercare di mantenere uno stile di vita sano e impegnato (mi aiuta molto ora la mia mente “ordinata”), per me stessa e le persone che mi sono accanto, e la necessità di rimanere “connessa” al mondo, con l’altro, attivamente, non solo intensificando la mia attività social per condividere pensieri, informazioni, idee, emozioni, ma facendo sentire concretamente che ci sono nell’ascolto e nel fare miei i pensieri, le ansie e le paure di chiunque in questo momento possa sentirsi più solo e spaventato di sempre. La mia finestra sul Mondo restano tutti coloro che possano ora avere più difficoltà e paura di me… e con uno slancio di fraterno altruismo, esorcizzare e declassare le mie!
Rosy Nunziata
23 aprile 2020 – © Riproduzione riservata