Mimmo Volpe

Mimmo Volpe: «Battipaglia al centro»


È il 1966. Un bimbo aiuta il papà benzinaio in una stazione di servizio d’una frazione chiamata Bellizzi. «Avrò pulito centinaia di vetri per prendere la mancia», racconta Mimmo Volpe. Poi si ricorda degli anni ‘70, quando lavorava a Battipaglia in un centro d’assistenza Telefunken, consumava le suole delle scarpe sull’asfalto di via Mazzini e osservava il suo capo, Mario Della Corte, facendogli mille domande per imparare il mestiere: «Abbiamo portato i primi televisori a tanti battipagliesi». Ci gioca pure a calcio, a Battipaglia, come portiere, e trova l’amore proprio all’ombra del Castelluccio, sposando una Magliacane. Sulle pareti del comitato di via Roma, a Bellizzi, ci sono tantissime foto ingiallite: da più di 25 anni, quella frazione è uno dei comuni più operosi della provincia, e Mimmo Volpe, che è il sindaco, ha saputo dare un’identità sociale alla comunità. Il figlio di quel benzinaio ne ha fatta di strada: la maturità tecnica, il master in comunicazione, l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti. È stato editore d’un’emittente radiofonica, Radio Diffusione Bellizzi, e negli anni ‘80 s’è innamorato della politica: nel 1982 la prima tessera al Pci, la scuola di partito alle Frattocchie e la lotta tra le fila del movimento per l’autonomia a Bellizzi. Nei primi Novanta l’assessorato al commercio, prima d’essere eletto sindaco nel 1995: nel corso degli anni, è primo cittadino per tre mandati. Nel 2004 entra in consiglio provinciale: viene sempre riconfermato. E il 4 marzo, nell’uninominale di Battipaglia, proverà a diventare un deputato.

Cosa può fare a Montecitorio?
«Un voto per me serve a rimettere al centro Battipaglia, perché conosco bene questa città e so come potrebbe venire fuori dall’impasse. Possiamo candidare Battipaglia a una nuova stagione, un’era che segni uno sviluppo straordinario per la Piana del Sele».

Le priorità?
«Il primo obiettivo si chiama occupazione, e riguarda soprattutto i giovani. Vogliamo sviluppare le condizioni per creare nuovi posti di lavoro: Battipaglia ha un’area agricola straordinaria, una piccola e media industria diffusa e un artigianato che si fa valere. E poi c’è il distretto Asi, che va portato alla normalizzazione: un agglomerato industriale urbanisticamente conforme alle destinazioni può rappresentare il punto di partenza per una nuova stagione di rilancio d’una Piana chiamata a seguire la sua vocazione naturale».

E sul piano politico?
«Alle mie spalle c’è una formazione politica giovanile: sono uno degli ultimi ad aver frequentato la Scuola delle Frattocchie, l’istituto del Pci. Ed è proprio per questo che m’immagino un grande laboratorio d’idee per i giovani: vogliamo avviare attività che li facciano appassionare, inducendoli a discutere nuovamente di politica, di cultura, di spettacolo, d’ogni forma aggregante dello stare insieme. È una missione che non possiamo delegare soltanto alle chiese, che comunque oggi svolgono un ruolo importantissimo. La formazione dei giovani è una tappa fondamentale nel processo di creazione d’una pace sociale della quale Battipaglia ha tanto bisogno. È il momento del fare, non del dire».

A Battipaglia si lotta per l’ambiente…
«Negli anni Ottanta sono stato uno dei fondatori di Legambiente e, in compagnia di altri volontari, ho avviato i primi screening sul territorio, ed è pure per ragioni simili che mi dà terribilmente fastidio che ora si pensi che io sia uno di quelli che vogliono deturpare il territorio. Vi assicuro che sono e sarò il primo a difendere Battipaglia: ora c’è confusione, ma verrà il tempo della chiarezza, e non soltanto sulle quantità, ma pure sulla qualità del trattamento dei rifiuti. È una materia che va messa al centro del dibattito politico, perché la speculazione politica e il malaffare che gravitano attorno al pattume sono pericolosissimi. Bisogna evitare che i poteri forti prendano il sopravvento ed è necessario sottrarre ai privati un elemento di ricatto: la gestione deve ritornare pubblica. Le terre dei fuochi sparse per l’Italia sono nate quando s’è affidato il rifiuto ai privati».

Ci può essere turismo?
«Abbiamo una fascia costiera straordinaria, ma va riqualificata: per anni abbiamo sostenuto accordi di programma che non sono mai stati realizzati, e adesso bisogna riprenderli, perché il turismo può essere la prima ricchezza. Ci vuole un intervento straordinario del Governo: regioni, province, comuni e Stato centrale insieme per rimettere al centro il risanamento di quell’area».

C’è tanta pressione fiscale…
«I servizi non devono pesare sul reddito familiare. Bisogna aprire gli asili nido, pensare a serie agevolazioni fiscali nelle mense scolastiche e fare tutto ciò che possiamo per mettere la tutela della famiglia al centro, e per farlo è necessario partire da una buona scuola. Pane quotidiano per un sindaco come me, che s’augura un sistema più semplificato per arrivare ai bisogni».

Perché votare Mimmo Volpe?
«Perché posso essere utile al territorio. Io ci credo nella buona politica fatta da uomini e donne che si spendono senza riserve. Si può fare onestamente politica parlando il linguaggio della chiarezza e della semplicità: la gente non ne può più d’ascoltare quegli esponenti di partito che dicono ma non dicono. E allora stavolta si sceglie: per la prima volta il cittadino può selezionare le persone e non soltanto i simboli. E m’auguro che si fermi il voto di protesta: preferisco il voto di proposta. E sogno che la gente s’innamori della politica, com’è successo qualche anno fa al figlio d’un benzinaio».

Committente: Antonio Fereoli

24 febbraio 2018 – © Riproduzione riservata
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