Medaglia di sbronzo

[di Ernesto Giacomino]

E quindi, eccola: l’ordinanza contro la disordinanza, la norma che ti sforma, la regola sotto la tegola. Tra pochi giorni, e fino a fine settembre, nelle sere dei weekend a Battipaglia sarà vietato vendere alcolici da asporto. Salvo che non siano da portare a casa, ovviamente, o che siano accessori (e sempre da non aprirsi per strada) ad acquisto di generi alimentari.

Perché la gente fa le risse e si sfonda di mazzate per quello, è la logica. Perché si mette a trangugiare birroni per vicoli e poi le monta l’inquietudine che non sa come sfogare. L’asfalto come fattore scatenante, il consumo all’aperto come catalizzatore di frustrazione. Se uno s’imbottisce d’alcol a un tavolino di bar fa meno effetto; e quasi zero, addirittura, se si sbronza per bene a casa e poi se n’esce: là basta il cambio d’aria tra soggiorno e androne del palazzo e già rinsavisce, gli fa tipo l’effetto d’una secchiata gelida in testa.

E ok, lo so, si chiama deterrenza, piccoli provvedimenti che devono mediare tra un’azione seria sulla sicurezza e una penalizzazione a impatto minimo per tutti quei commercianti d’alcolici che con questo disagio non c’entrano niente. La famosa goccia nell’oceano declamata da Madre Teresa, che per l’appunto è una goccia ma se non ce la si mettesse non ci sarebbe comunque. Colpirne uno per punirne cento, insomma: oppure il contrario, o entrambe le versioni, ma vattelo a ricordare.

È che, niente, sarò irriguardoso ma a me viene più in mente una vecchia battuta da cabaret napoletano di qualche decennio fa: “Ripuliamo le strade dalla droga: faciteve ’a casa vostra”. Perché il tizio che va tra la movida a cercare casini lo sa in partenza, già prima di mettere il naso fuori dal portone, di rischiare conseguenze penali per reati vari che andranno dalle molestie, alle percosse, alle lesioni colpose o dolose. Uno così, che non teme denunce, fermi, arresti, eventuale detenzione, vuoi che si preoccupi di una sanzione amministrativa?

Il fatto è che probabilmente occorrerebbe la schiettezza per dire: i vandali, bulli e teppisti per strada sono nostrani come immigrati, ma chiaramente quelli nostrani li tolleriamo, sono buoni guaglioni, hanno solo un carattere difficile, “appartengono” a Tizio o Caio e non sia mai ci vogliamo inimicare qualcuno. Quegli altri là, invece, gli immigrati, semplicemente esistendo fanno una paura che The Ring scansati. Non solo: quando litigano parlano straniero, arabeggiano con quei suoni gutturali, per cui sono più rumorosi. E siccome, generalmente, nella loro vita lavorativa sono persone sfruttate e sottopagate che non guadagnano abbastanza per sfondarsi di gin tonic a un tavolino di bar, per ubriacarsi possono solo farcirsi di birroni nazional-popolari presi a un euro e rotti al minimarket dietro casa. Totale: togliamogli la materia prima (a loro, solo a loro, eh) e limitiamo le conseguenze. Tipo, che ne so, lasciare a secco i distributori di carburante per evitare gli incidenti stradali, o chiudere le fabbriche di piombo per non produrre più pallottole.

Che poi, in verità, staremmo ad aprile, l’estate è vicina: come faranno, a luglio, quei bar che lavorano prevalentemente all’aperto, con consumazioni in piedi perché non hanno tavolini a sufficienza? E beh, come si dice: ai posteri (o meglio, ai “postumi”) l’ardua sentenza…

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