Lotta alla malamovida, bilancio del primo mese

[di Carmine Landi]

A Battipaglia le birre fanno orario d’ufficio. Dalle sette di sera in poi non si vendono, non si stappano, non si portano a spasso. Almeno in teoria. Dal 15 aprile, quando la sindaca Cecilia Francese ha firmato l’ordinanza che vieta la vendita per asporto d’alcolici dalle 19 alle 6, è passato un mese. Sono fioccati i controlli. E pure le sanzioni: quindici, in poco più di quattro settimane. La misura è pensata per combattere la “malamovida”, ma in città di movida ce n’è poca e il rischio è che si combatta il vuoto con il vuoto. 

Il primo bilancio, però, ha un suo peso: distributori automatici pizzicati mentre erogavano bottiglie ben oltre il limite orario, minimarket etnici chiusi perché recidivi, locali del centro sanzionati a suon di diecimila euro per musica alta e Scia dimenticate nel cassetto. A qualcuno la stretta è costata cara. In via Italia, per esempio, un distributore continuava a vendere birre quando il sole era già calato da un pezzo. Idem in via Gramsci. I caschi bianchi sono passati, hanno rilevato la violazione, hanno lasciato verbale e ammonizione. 

Più netta la situazione tra via Ferrovia e via Italia: qui un minimarket, già noto ai controlli, ha incassato l’ennesima chiusura per inosservanza reiterata. I multati non sono soltanto quelli che vendono. Anche la musica è finita nel mirino. In una sera di controlli, due locali del centro sono stati sanzionati per la diffusione musicale in assenza della Scia, la Segnalazione certificata d’inizio attività. In uno di questi mancava pure la perizia fonometrica e non erano esposti neppure i listini prezzi. Totale: ventimila euro di verbali. 

Non solo locali, anche persone. Durante un controllo un 27enne visibilmente ubriaco — bottiglie vuote in auto e bicchierone di birra ancora pieno — ha perso la testa, ha rifiutato di fornire le generalità e, alla vista del carroattrezzi, ha aggredito due ufficiali della municipale. Uno di loro, il vicecomandante Domenico Di Vita, è tornato a casa contuso. L’ordinanza resta in vigore. È fondata sull’articolo 50, che investe i primi cittadini della responsabilità di garantire decoro, quiete e vivibilità urbana. Tradotto: il divieto di alcol non è più un rattoppo temporaneo, ma uno strumento ordinario. E durerà fino al 30 settembre, ogni giorno, dalle sette di sera alle sei del mattino. 

Nel frattempo, le forze dell’ordine continuano a muoversi anche su altri fronti. Per due locali pubblici, entrambi in pieno centro, si valutano provvedimenti di sospensione della licenza, proposti dalla polizia municipale. La ragione? Potenziale pericolosità per la pubblica incolumità. Un segnale che la battaglia per la sicurezza urbana va oltre le bottiglie refrigerate nei distributori. Il bilancio di questo primo mese, insomma, dice molto. Non tanto della riuscita dell’ordinanza — difficile da misurare in termini concreti — quanto dello stato d’animo di una città che, di notte, resta in bilico tra il silenzio e il fastidio.

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