L’odore della notte

In città non si parla d’altro: i miasmi notturni affliggono da un decennio l’olfatto dei battipagliesi. Ed è scontro tra i comuni di Battipaglia ed Eboli
Tanfo d’una notte di mezza estate. Ogni anno, a Battipaglia, si ripete la solita commedia dei cattivi odori. E a fronteggiarsi, all’ombra del Castelluccio e del Castello Colonna, non sono Titania e Oberon: nel derby della Piana, da una parte c’è l’amministrazione comunale battipagliese, dall’altra quella ebolitana. Di mezzo né paggi, né servitori: c’è il quadrilatero, ma non siamo Milano, e non è quello della moda, e neppure del silenzio. Ognuno ha quel che si merita, e in ballo, nel cuore della Piana, c’è il quadrilatero dei rifiuti. Un fazzoletto di terra, proprio al confine tra Battipaglia e Eboli, che brulica di impianti di rifiuti, pubblici e privati. E i governi cittadini sistematicamente s’impegnano a scovare i responsabili, e se l’erba del vicino è quella più verde, il pattume limitrofo, al contrario, è considerato il più puzzolente, tant’è che ogni anno, nell’occhio del ciclone, finisce l’impianto di compostaggio di Eboli, che di verde, per gli amministratori battipagliesi, ha soltanto le pareti. Un centro da 20mila tonnellate annue d’umido. “Via Quattro Giornate di Eboli”, si chiama la strada sulla quale s’affaccia. Comune di Eboli, sì, ma vicinissimo alla zona industriale di Battipaglia, che in linea d’aria, a sua volta, è a quattro passi dal centro abitato: da un lato, il quartiere Sant’Anna; dall’altra parte, il rione Taverna. Storie di periferia e di puzza, quotidianamente raccontate dai post pubblicati sui social network. La battaglia dei miasmi, quest’anno, è più aspra che in passato.

Botta e risposta
È la sera del 21 luglio 2017. L’aria è irrespirabile, ancor più di quanto non lo sia le altre notti. Una task-force comunale si reca in zona industriale: ci sono il vicesindaco Ugo Tozzi, i dipendenti dell’ufficio ambiente di Palazzo di Città, guidati dalla responsabile Angela Costantino, e alcuni agenti di polizia municipale, agli ordini del tenente colonnello Gerardo Iuliano. E al termine del sopralluogo, Tozzi tuona: «La puzza proviene soprattutto dal centro di compostaggio di Eboli». La mattina successiva, a Battipaglia, il vicesindaco incontra Vittorio Bonavoglia, consigliere comunale ebolitano di maggioranza che, come Tozzi, appartiene a Fratelli d’Italia. «Ci siamo incontrati per affrontare il problema – spiega il rianimatore battipagliese – perché questa non è una battaglia tra comuni, ma una bomba da disinnescare al più presto». Controlli pure nel territorio comunale, a via Bosco II: «Nello Stir lavoravano a porte chiuse – racconta ancora Tozzi – mentre dal centro ebolitano proveniva il grosso dei cattivi odori; alcune coperture non sarebbero dotate nemmeno dei sistemi di aspirazione». Non tardano ad arrivare le repliche da Eboli: il primo a intervenire è l’assessore all’ambiente Ennio Ginetti. «L’indagine odorifera della scorsa settimana testimonia che tutto va bene», dice. E aggiunge piccato: «Non so in possesso di quali dati siano gli amministratori di Battipaglia, ma noi ci avvaliamo del supporto d’una ditta accreditata che ogni settimana s’occupa di effettuare le indagini odorifere, perché il centro non lo gestisce il Comune, ma la Ladurner, e anche noi vogliamo tutelare Eboli e gli ebolitani, che all’impianto sono più vicini dei battipagliesi». L’ebolitano spiega: «Negli anni scorsi, dopo aver preso parte ai tavoli tecnici, abbiamo pure apportato delle migliorie; un eccesso di zelo in seguito al quale la terza fase di maturazione viene fatta al chiuso, con l’attacco ai biofiltri delle celle». E qualche cattivo odore lo ritiene naturale: «Se si apre il cassetto di casa contenente i rifiuti, anche quello puzza». Passa al contrattacco: «Mi pare pretestuoso che una polemica simile la si faccia proprio quando, a fronte dell’aumento estivo dei quantitativi da Capaccio e Paestum, l’impianto di Eboli ha smesso di raccogliere i rifiuti organici di Battipaglia».

Il «fiore all’occhiello»
«Le affermazioni di Tozzi sono fuori luogo». Parla così il sindaco di Eboli, Massimo Cariello, a fa riferimento a uno «scaricabarile». Lancia dure stoccate all’amministrazione comunale di Battipaglia: «Quali controlli stanno facendo nelle strutture private del loro territorio e sull’ex Cdr? Scaricare su altri enti le proprie responsabilità è miopia politica». E precisa: «Il Comune di Eboli ha un impianto che è un fiore all’occhiello della provincia; addirittura tutte e tre le fasi di maturazione sono coperte e chiuse, collegate ai biofiltri, e il compost prodotto ha avuto perfino la certificazione regionale».
Tozzi ribatte: «Giocare allo scaricabarile non rientra nel mio modo di fare, soprattutto in una situazione tanto delicata». Lancia un invito al primo cittadino ebolitano «affinché faccia controlli congiunti con Battipaglia, con l’Arpac e con tutti gli enti istituzionali coinvolti, magari creando un tavolo permanente». Intanto, sul «fiore all’occhiello» ebolitano, continuano i controlli. Il 23 luglio i vigili urbani si sono recati nuovamente a via Quattro Giornate, e hanno scattato decine di fotografie che attesterebbero che il rifiuto non sarebbe custodito in maniera idonea: in particolare, nel verbale redatto da Iuliano, si farebbe riferimento alle coperture. La sindaca Cecilia Francese allerta il Noe, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, e nel frattempo attende risposte dalla sede avellinese dell’Arpac, in attesa dei “nasi elettronici”, strumenti in grado di tracciare uno spettrogramma della puzza e fare inequivocabilmente chiarezza sull’origine dei miasmi. Intanto, la mattina del 24, il consigliere d’opposizione Alessio Cairone ha presentato al protocollo generale un’interrogazione, chiedendo risposta scritta. «Mi chiedo – scrive Cairone – quali saranno i provvedimenti per questa situazione e, soprattutto, quali saranno le tempistiche di risoluzione». Nel frattempo la puzza continua, ché se il pesce e l’ospite puzzano dopo tre giorni, l’aria cittadina, dopo un decennio, i nasi li ha distrutti.

28 luglio 2017 – © Riproduzione riservata
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