Lo sfogo di Baldi | di Alfonso Baldi
Qualcosa non va e va affrontato. Bambini che restano al freddo perché le caldaie non funzionano (c’era un vuoto di competenze), salme che rimangono per giorni in obitorio prima di essere tumulate per mancanza di loculi (è un problema che ci è piovuto addosso), funzionari e dirigenti che assumono decisioni senza interpellare la politica o peggio ancora si sostituiscono ad essa (in alcuni casi). La questione del compostaggio è emblematica: arriva l’autorizzazione all’ampliamento e ce ne accorgiamo dopo mesi (ci sta, siamo all’inizio della consiliatura). Il ricorso al Presidente della Repubblica però rasenta il paradosso (siamo quasi a 2 anni di consiliatura): un ricorso così importante può essere gestito solamente con la delega al dirigente, demandando ad esso tutto senza un attività di concertazione e controllo continuo?
In qualsiasi azienda, in caso di disfunzioni ripetute, si fa autocritica e si procede alle dovute decisioni anche se drastiche. C’è bisogno quindi di un’ azione politico-amministrativa forte ma c’è soprattutto bisogno di un grande atto di umiltà.
Riconoscere i propri errori da cui ripartire.
Aggiungo, se non si è capito, che auspico un approccio metodologico di tipo imprenditoriale (cultura alla quale appartengo, anche se la mia è una professione ibrida). L’imprenditore (nel nostro caso la giunta con il supporto del consiglio) è colui che non rifugge dalle responsabilità bensì le fa sue per apportare i dovuti correttivi.
L’imprenditore o il manager ha una visione d’insieme della struttura e degli obbiettivi, è colui che è presente su tutto e tutti, tiene insieme i vari asset dell’azienda e concerta con le parti sociali. Insomma l’imprenditore anticipa i problemi, programma e previene, il più possibile, le disfunzioni e, nel caso (solo dopo aver fatto autocritica), procede alle misure sanzionatorie che vengono inflitte al fine di motivare a migliorare la perfomance e non solo allo scopo punitivo.
Alfonso Baldi
consigliere comunale