L’ipertensione arteriosa
[di Fausto Bolinesi – medico di famiglia]
Tre sono i miti che accompagnano la pressione arteriosa: il primo è che l’aglio la fa abbassare, il secondo che si misura la mattina a digiuno e il terzo che dopo pranzo aumenta. Il primo può avere qualche fondamento di verità, il secondo e il terzo sono falsi (semmai dopo pranzo diminuisce), ma tutti e tre contribuivano a rendere dura la vita del medico di famiglia costretto a misurare la pressione a contatto con l’alito di un paziente digiuno consumatore di aglio. Il verbo al passato è usato non tanto perché oramai gli apparecchi elettronici hanno sostituito il vecchio sfigmomanometro, ma perché lo stesso medico di famiglia è diventato un esemplare in via di estinzione.
In circa il 95% dei casi non conosciamo la causa dell’ipertensione, ma per non ammettere la nostra ignoranza, abbiamo definito questo tipo di ipertensione “essenziale” o “primaria”, per distinguerla dai casi in cui la pressione alta è secondaria all’obesità o al malfunzionamento e patologie di altri organi quali, ad esempio, i reni, le ghiandole surrenali e la tiroide. Un tempo, e forse ancora oggi, opinione diffusa era che la pressione massima dovesse essere 100 più l’età, ma è preferibile dare retta all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ci dice che la massima non dovrebbe superare i 130 mm di mercurio e la minima gli 85, almeno fino a che non si raggiungono gli ottant’anni.
La pressione arteriosa è il risultato della gittata cardiaca, cioè della quantità di sangue che il cuore spinge nelle arterie e della resistenza che queste offrono; i farmaci antipertensivi che abbiamo a disposizione agiscono su questi due fattori. Tuttavia, nonostante i farmaci disponibili, non tutti gli ipertesi vengono trattati: alcuni perché non sanno di esserlo, altri lo sanno, ma fingono di non saperlo; e quelli che vengono trattati non sempre riescono a raggiungere i valori pressori ottimali perché, oltre ai farmaci, è importante lo stile di vita. Per far diminuire stabilmente la pressione, infatti, è necessario abolire il fumo, calare di peso, fare attività fisica, seguire una corretta dieta. Facile a dirsi! Ma c’è un’azione che sarebbe anche facile a farsi: la riduzione dell’assunzione del sale. Il sale da cucina è il maggiore alleato della ipertensione e noi ne consumiamo in media 10 grammi al giorno, esattamente il doppio, se non di più, del necessario. L’OMS consiglia l’assunzione di non più di 5 grammi al giorno, pari a 2 grammi di sodio.
L’ipertensione, inoltre, è sì la conseguenza di patologie di altri organi o apparati, ma può essere essa stessa a sua volta responsabile di danni ad altri organi quali reni, cuore, cervello, occhi (retina), per cui è bene controllarsi, senza attendere che compaia qualche sintomo. Lo si può fare da soli, ma sarebbe opportuno ogni tanto recarsi dal proprio medico di famiglia. Naturalmente dopo aver fatto una abbondante colazione.
10 febbraio 2024 – © riproduzione riservata