Liguori di traverso

[di Vincenzo Pierri]

“Allora, tu che l’hai letto, com’è il romanzo d’esordio di Gianluca Liguori?” mi ha chiesto qualche giorno fa un conoscente battipagliese. Non è vero ma ho pensato che fosse un buon incipit per questo articolo. Premessa: Gianluca è un amico e, visto il nostro rapporto, non dovrei valutare questo libro; rischierei di non essere obiettivo. Per fortuna Liguori mi ha tolto dall’impiccio di esprimere un giudizio mediocre perché ha scritto un bel romanzo. A volte non è facile formulare opinioni appropriate e trovare gli aggettivi giusti. Di solito mi attengo a un codice di comportamento fornito da Achille Campanile nel suo divertente racconto Come visitare lo studio di un pittore, in cui il protagonista si trova a giudicare un gran numero di opere e deve trovare gli aggettivi per farlo. Lo so, sto divagando. Parliamo piuttosto del romanzo. In una presentazione a Milano del 17 maggio scorso a cui ho partecipato è stato chiesto all’autore di riassumerne la trama. L’autore ha tentato ma non ci è riuscito. Ci provo io riportando un post social di una lettrice che lui stesso ha ritenuto meritevole: Il filo rosso della storia è un libro dal titolo Palle scassate. Tutti i personaggi hanno avuto a che fare con questo libro e col suo autore, Simone T. – anche se non si conoscono e non lo sanno. Noi sappiamo subito che Simone T. è morto (il romanzo inizia con l’epilogo) ma, leggendo, scopriamo perché, come e che legami ha tessuto per tenere insieme tutti i personaggi. Il titolo Vite di traverso è perfetto: nessuna storia procede in orizzontale o in verticale, tutto è trasversale appunto, e Liguori riesce a non far traballare la struttura, nonostante la sua prosa sia spesso tanto colloquiale. C’è una frase (a pagina 71) che sintetizza bene gli anni in cui è ambientata l’opera: “[…] i romanzi non sapevano più descrivere i cambiamenti del tempo”. Ed è proprio quello che fa il suo, di romanzo. Descrive un tempo, un’epoca, quei “cazzo di anni zero” disgregati e disgraziati che abbiamo cantato con Le luci della centrale elettrica

Vite di traverso è un libro capace di ricordarci chi eravamo e farci riflettere su chi siamo diventati. Che riesce contemporaneamente a parlare del nostro disagio, e a metterti a disagio. Gianluca mette insieme frasi da scrivere a pennarello sugli zaini e luoghi, persone vere e immaginate, città, sostanze, prodotti commerciali, in un flusso di coscienza che prende tutto, in piena contraddizione con sé stessi e col mondo. Versi d’amore e di dolore che alla fine non capisci più quali siano gli uni e quali gli altri, che ci fanno credere ancora giovani, innamorati, arrabbiati, con tutto da vincere e tutto da perdere. Un racconto umano, perché pieno di umanità. Quindi per rispondere alla (finta) domanda iniziale: com’è questo romanzo? Potrei dire strabello, proprio bello, molto ma molto bello, bello da morire, veramente bello, assai bello, bello oltre misura, bello sul serio, bello da non credere. Lascio decidere a voi. Gianluca per ovvie opportunità di marketing è stato esortato (qualcuno direbbe costretto) dal suo ufficio stampa a creare un profilo Instagram. Lui che fino a tre anni fa non possedeva neppure uno smartphone. Liguori, dov’è finito il tuo sano antimodernismo? In ogni caso, lo trovate come @liguoriditraverso.

3 giugno 2023 – © riproduzione riservata

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