Levare, non aggiungere

[di Francesco Bonito]

Non so più nemmeno quante volte su questo giornale abbiamo parlato dell’ex scuola De Amicis (vi prego, non chiamatela Deàmicis!). Ho dato una scorsa rapida all’archivio e non si contano le copertine e gli articoli dedicati alla “nostra” scuola. Torniamo a occuparcene perché tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno si è acceso un dibattito sul suo destino; l’ennesimo. In seguito a una dichiarazione dell’assessore Davide Bruno che, nel corso di un evento pubblico, avrebbe detto che il progetto dell’amministrazione comunale – quello finanziato coi fondi europei Pics –  è quello di abbattere il terzo piano e le due “ali” laterali e ristrutturare l’edificio con l’aggiunta di nuovi volumi, per aumentarne la capienza e la funzionalità. Uso il condizionale perché non ho ascoltato con le mie orecchie l’assessore e perché lo stesso, pochi giorni dopo, in un post su Facebook ha sostanzialmente smentito questa interpretazione delle sue parole. 
Ebbene, dopo l’esternazione di Bruno vi è stata una decisa presa di posizione da parte di alcuni esponenti della politica battipagliese. Nella conferenza stampa del 4 gennaio, infatti, tre consiglieri comunali (Baldi, Bovi e Speranza) hanno censurato l’intervento dell’assessore; con loro, dello stesso avviso, anche diverse associazioni ben radicate sul territorio, oltre che accreditati opinion leader cittadini (Giampaola, Petrone e Zara senior). 
Sarebbe troppo lungo ripercorrere tutta la vicenda dal 2002 fino a oggi (andate nell’archivio online di Nero su Bianco e troverete i passaggi salienti); negli atti ufficiali (almeno i più recenti), compreso il cosiddetto Preliminare del redigendo Puc, si dichiara di voler rispettare la silhouette dell’ex scuola e si afferma di volerne fare un centro culturale. Se così fosse, se così sarà, credo che nessuno potrà dolersene. 
I dubbi aleggiano perché nel progetto presentato per ottenere i fondi Pics si parla di ospitare un hub agroalimentare, un polo per la tutela della dieta mediterranea o cose del genere. Proprio temendo una pericolosa “variazione sul tema”, nel corso dell’incontro del 4 gennaio si è parlato di una raccolta di firme per indire un referendum sulla futura destinazione dell’ex scuola, visto che a molti non convince la proposta abbozzata nel progetto Pics. Tra l’altro, in passato, in due occasioni – l’ultima è stata la petizione promossa da Battipaglia Nostra – tantissimi battipagliesi hanno mostrato di prediligere una visione “nostalgica e conservativa” del futuro della De Amicis.
Il dibattito di questi giorni conferma quanto la De Amicis sia da maneggiare con estrema cautela, visto il profondo legame che i battipagliesi hanno con l’edificio scolastico costruito negli anni Trenta e intitolato all’autore del libro Cuore.
La mia opinione, espressa in più di un’occasione, è che si dovrebbe conservare la struttura originaria (quella della foto in copertina), eliminando il terzo piano (a detta dei tecnici irrecuperabile), per destinare l’edificio in parte a scuola elementare, in parte a biblioteca, in parte ad auditorium per eventi culturali. Siamo in fondo alla pagina, vi risparmio le motivazioni. Sento parlare anche di un teatro: e dove ci sarebbe lo spazio per ospitarlo? Andrebbe aggiunto. Il che vuol dire… altro cemento. Per favore, no.
In sintesi, sono per restaurare, sono per levare e non per aggiungere altro cemento. Aggiungere può far gola a qualche progettista e a qualche imprenditore, ma non serve e non è bello; le ristrutturazioni con l’aggiunta sono già costate troppo alla nostra città, sia in termini economici che, soprattutto, estetici. Gli esempi sono ovunque, basta guardarsi intorno.

Nella foto: scuola elementare De Amicis, fine anni Trenta (immagine tratta dal libro Saluti da Battipaglia)

11 gennaio 2020 – © Riproduzione riservata

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