Le scelte del bambino

L’avvento di una nuova vita è il frutto di un atto d’amore. Amore tra due persone e amore gratuito verso la nuova esistenza che si affaccia al mondo. Due cellule, una materna e l’altra paterna, si fondono tra loro e danno il via ad un nuovo individuo. Per il suo compimento la natura in principio ha previsto necessariamente un atto fisico, poi sono venuti i progressi scientifici che ne hanno permesso la realizzazione in laboratorio anche con la compartecipazione di persone estranee alla coppia: donazione di ovuli e spermatozoi o utero “in affitto”. Chi non può avere figli e li desidera ha potuto realizzare il suo sogno. Ma se adesso tutto è possibile non è detto che sia anche giusto in tutti i casi. Il confine tra l’atto d’amore e il desiderio di “possedere” un bambino è diventato più labile. Il rischio che il diritto di noi adulti ad avere un figlio a tutti i costi prevalga sul diritto dei bambini ad avere una crescita serena è diventato più tangibile. Siamo noi genitori a volere un figlio, non è il figlio a scegliere i suoi genitori. Se fosse il bambino a decidere probabilmente sceglierebbe una mamma ed un papà pronti ad  accoglierlo già dai primi istanti della sua esistenza senza tanti ripensamenti. Eviterebbe una mamma che per i più svariati motivi si ritrovasse sola e col dilemma di proseguire o meno la sua gravidanza oppure di farlo nascere per poi abbandonarlo. Non si sognerebbe di nascere in un posto dove gli adulti si fanno guerra, si odiano, si sparano addosso e aspettano solo che lui cresca quel tanto che basti per poterlo educare al loro stesso odio e all’uso di quegli strumenti di morte che sono le armi. Su un gommone ci salirebbe solo d’estate al mare quando è in vacanza con tutta la famiglia, certo non d’inverno col mare grosso ed il rischio di ritrovarsi esanime su una spiaggia straniera sballottato dai flutti. Amerebbe vivere e crescere nella terra che l’ha visto nascere, tra le pareti della sua casa, giocare libero con gli amici del suo quartiere. Avrebbe voglia di frequentare la scuola della sua città, sedersi tra i banchi per ascoltare i suoi maestri ed imparare a leggere e scrivere piuttosto che aggirarsi desolato tra le macerie del suo edificio scolastico. Sceglierebbe città con tante strade e poche auto, col cielo limpido e senza nubi nere di smog inquinante, con tanti parchi pieni di alberi e prati dove poter correre. Eviterebbe i pomeriggi zeppi di impegni: palestra, studio di lingue straniere, lezioni di musica o di ballo, feste in ludoteca.
Apprezzerebbe la giusta quantità di cibo che gli serve quotidianamente anziché, a seconda delle zone geografiche,  andare a dormire con lo stomaco vuoto o al contrario troppo pieno. Accoglierebbe con fiducia la carezza di uno sconosciuto proprio perché solo un gesto di tenerezza e nient’altro. Gradirebbe che la sera prima di addormentarsi la mamma o il papà gli leggessero una bella storia piuttosto che lasciarlo solo davanti ad uno schermo. Vorrebbe essere rimproverato e corretto senza nessuna violenza nel caso commettesse una marachella, curato amorevolmente senza nessun accanimento nel caso si ammalasse.
Preferirebbe una mamma ed un papà che si amassero e stessero insieme per tutta la loro vita a meno di eventi imprevisti e inevitabili. Più spesso gli eventi, le decisioni che coinvolgono i bambini  sono evitabili e comunque determinate da noi adulti. Alla base di talune nostre decisioni alcuni fanno trapelare il sospetto che è l’egoismo a guidarci badando forse più alla nostra felicità. Altri ribattono invece che noi adulti abbiamo la cultura, la competenza, la maturità e la razionalità che i bambini non hanno e che ci consente di decidere ciò che è giusto. Ma veramente ciò che è giusto per noi grandi lo è anche per i piccoli?

11 marzo 2016 – © Riproduzione riservata
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