La voce dei giovanissimi
[di Romano Carabotta]
La scorsa domenica gli italiani sono ritornati alle urne. Il risultato di queste elezioni è ormai noto. Si è discusso sul dato relativo alla percentuale di affluenza, poi della maggioranza che è da subito sembrata difficile da raggiungere, del voto così uniforme del sud, della capitolazione della sinistra…
Approfittando del clima elettorale tanto caldo, abbiamo ascoltato la voce d’una fetta di società che spesso, quantomeno dai partiti, viene dimenticata: i giovanissimi.
Abbiamo chiesto a diversi ragazzi, tra i 15 e i 16 anni, un’opinione sullo scenario politico italiano.
Abbiamo ricevuto risposte diverse, ma più o meno di uguale sostanza. Risponde Luigi: «Per me la politica è il primo punto di riferimento di persone incapaci per sistemarsi. Fra varie promesse ed innumerevoli ingiustizie ci si chiede oramai a cosa possano servire le decisioni prese da persone che oziano sui sacchi di denaro, mentre sempre più italiani cercano cibo tra i sacchi della spazzatura». Ruben dice che «la politica è fondamentale per la vita di un Paese, ma nel nostro Paese, oggi, non è altro che un modo di far soldi e di badare ai propri interessi». E Alessandro: «Sono contento di non aver potuto votare domenica scorsa. Sarei stato in grande difficoltà. Non che non abbia una mia idea politica, ma non mi sarei sentito di dare il mio voto ai partiti, e soprattutto ai personaggi che hanno concorso anche quest’anno, come le tre volte precedenti. Tutto già visto, già fatto, già sentito. Sempre le stesse persone. Sempre le stesse chiacchiere». Alfredo: «Io ho scelto di aderire ad un partito, l’unico che è un barlume di speranza per questo Paese, per noi giovani. In linea con il mio partito, credo che la politica non sia un hobby, non una moda, non un passatempo, ma innanzitutto lealtà, passione, amore. Altrove non trovo questi sentimenti». Infine Yurij: «In assenza totale di un imprinting politico e civile da parte delle istituzioni scolastiche a noi più vicine, la maggior parte dei giovani tende a distaccarsi dalla responsabilità politica, perché, pur volendo, non ha gli strumenti per approfondire un argomento così delicato e dalle tante sfumature. Ragionando per sentito dire, è poi facile scadere in populismi beceri ed estremismi ingiustificati».
Ogni commento sarebbe superfluo.
Ne tengano conto i futuri governanti! Magari ripartire dalla missione di riacquistare la fiducia dei giovani potrebbe essere una buona idea.