La sindrome da bikini

[di Anna Cappuccio, pisicologo]

Con l’estate arriva inevitabilmente il momento di fare i conti con il nostro corpo. È un momento dell’anno gioioso ma nello stesso tempo delicato perché la voglia di mare, di passeggiate sulla spiaggia, di una più intensa vita relazionale possono amplificare l’insicurezza per il proprio modo di essere e il disagio per la propria immagine fisica. Interagire con gli altri, mostrare il proprio corpo senza la protezione dei vestiti con cui cerchiamo di mascherare o rendere meno evidenti quelli che riteniamo dei nostri difetti, alimenta la paura di non essere presentabili, di non piacere, di essere giudicati negativamente. Questo può essere fonte di disagio profondo e di stress e può provocare anche sensazioni di ansia e depressione. È quella che viene chiamata sindrome da bikini o bikini blues. È l’incubo della prova costume, silente durante l’inverno, ma che riaffiora ogni anno all’arrivo del primo caldo e ci spinge verso estenuanti percorsi di allenamento fisico o diete last minute che promettono risultati veloci e miracolosi. Riuscire a superare la prova costume diventa una conferma dell’adeguatezza del nostro corpo e ci fa sentire un po’ più vicini all’ideale stereotipato di un fisico snello, slanciato, tonico, ostentato da modelle impeccabili e abbronzate che sembrano irraggiungibili nella loro eterea bellezza. In realtà l’immagine del nostro corpo non si basa solo su dati reali, ma è profondamente influenzato dalla nostra autostima e dal modo in cui guardiamo noi stessi. Spesso ci giudichiamo severamente e diventiamo ipercritici perché non ci accettiamo pienamente, così il corpo e il peso diventano, erroneamente, la bilancia per misurare le nostre qualità e il senso di adeguatezza.  

Esiste un modo per vivere con serenità questo periodo senza lasciarsi sovrastare dal peso della perfezione? Innanzitutto non bisogna dimenticare che l’obiettivo è godere del mare e della spiaggia e non un concorso di bellezza. Inoltre, è importante evitare i paragoni con gli altri e concentrarsi, invece, sulle proprie caratteristiche e particolarità, cercando qualcosa di positivo che appartiene a se stessi e non agli altri. Infine può essere d’aiuto considerare la prova costume non come una sentenza di inadeguatezza, ma come un modo per iniziare a prendersi cura di sé e del proprio corpo in modo realistico, costante, continuativo per tutti i mesi dell’anno e non in maniera ossessiva e per poche settimane.

Soprattutto bisogna allontanarsi da una considerazione della bellezza come qualcosa di ideale, statico, irraggiungibile, e vederla come una realtà che ha tante e diverse sfumature e non può essere ridotta ad un unico aspetto. Essere felicemente belli non è legato ad un corpo perfetto, ma al riuscire a costruire un’immagine di sé positiva che permetta di apprezzare anche i propri difetti e trattare con ironia le proprie imperfezioni, è sentirsi con naturalezza e a posto con se stessi.

Anna Cappuccio, pisicologo clinico, psicoterapeuta

30 giugno 2021 – © riproduzione riservata

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