La scelta

[di Benedetta D’Arminio]

Nello specchietto retrovisore la osservava dormire. La prese in braccio, raccolse le buste della spesa e si avviò a casa. La piccola, quasi sveglia, abbracciò la madre in maniera protettiva. A volte i ruoli s’invertivano, Anastasia le faceva da mamma, tutte le volte che lei piangeva. Crescevano insieme. Salite in casa, si apprestava a compiere gli stessi gesti di tutte le sere. Farle il bagnetto, metterle il pigiama e cenare. La piccola si sarebbe addormentata e lei si sarebbe potuta rilassare. Il telefono cominciò a squillare. Era l’ora della telefonata della mamma. 

Marco non l’avrebbe chiamata quella sera e chissà per quante altre. Lo aveva conosciuto a una cena di amici, bello come pochi, in compagnia della moglie. Si erano piaciuti subito. Emma stava lontana dagli uomini sposati, diceva sempre di non voler “far passare” a un’altra donna quello che era successo a lei. Il tradimento del marito le era costato davvero molto caro. Ma si era salvata, lei con sua figlia. O meglio, si erano salvate insieme. Ma Marco era diverso, aveva quel modo leggero di parlare, di far sembrare che ogni problema avesse una soluzione. Tutto era cominciato con un caffè, una chiacchiera leggera; quasi subito erano diventati amanti. Marco era una bella canzone, una musica che incanta, che ti stordisce come un bicchiere di vino. La moglie di Marco, una bella donna che forse a suo modo lo amava ancora, era previdente, scontata, spesso banale. Emma invece era spontanea, sincera, con gli occhi che si velavano ogni qualvolta nominava la figlia, e che si animavano quando parlava delle sue passioni. Sembrava fragile come un gattino sotto la pioggia ma aveva il coraggio di un leone. 

Emma aveva nascosto a tutti il suo segreto, anche alle amiche più care. Un po’ per il timore di essere giudicata e un po’ per la paura che da quel sogno potesse svegliarsi, proprio ora che stava tornando a credere nell’amore. Avrebbero dovuto superare molti ostacoli: il giudizio della gente, il rimorso di far soffrire un’altra persona e, soprattutto, la paura che sua figlia non lo accettasse. Una sera aveva detto a Marco (ma si era subito pentita): “Forse sarebbe una buona idea capire cosa succede nelle nostre vite e dovremmo farlo stando lontani”.
Lui l’aveva guardata a lungo senza parlare. Poi, dopo aver detto che doveva fare una telefonata, l’aveva lasciata poco lontano da casa. Dopo due giorni di silenzio, le arriva un messaggio: Marco le annunciava di dover andar fuori per lavoro, per circa un mese. 

Stare lontani o trovare il coraggio di affrontare il mondo tenendosi per mano? Era il momento di scegliere.

La risposta gliela diede Marco al suo ritorno. Lo vide in piedi, appoggiato a un lampione, con l’aria di chi sta aspettando da un bel po’. Lei gli andò incontro, per una volta senza guardarsi intorno. La mano che lui le tese era la prova che era giunto il momento di prendere coraggio e provarci. Non aveva più la fede al dito. Un grande sorriso illuminò il volto di Emma. Ora erano davvero pronti a sfidare tutti.

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