La roverella di via Sturzo
[di Simona Otranto]
Percorrendo via Paolo Baratta in direzione Eboli fino all’intersezione con viale della Libertà, sulla destra, immediatamente prima della rotatoria che porta al cimitero, si apre via don Luigi Sturzo, un’arteria secondaria che conduce a un complesso residenziale di recente costruzione. Quello che affascina e incanta è la vecchia roverella che occupa la carreggiata con il suo possente tronco. Sembra appartenere più al tempo che al luogo. È la specie di quercia più diffusa in Italia, Quercus pubescens Willd., sicuramente uno degli alberi più antichi e di valore che abbiamo sul territorio battipagliese, memoria vivente di quella che doveva essere una distesa di querce, olmi e frassini. Censita con il numero 0800 (la targhetta è ben visibile sul fusto), è inserita all’interno dell’elenco degli alberi di pregio del comune di Battipaglia, quelli che non godono di caratteristiche di monumentalità ma a cui, per dimensione, storicità, bellezza, portamento o rarità botanica, “dovrebbero” (mi avvalgo dell’uso del condizionale) essere riservate attenzioni particolari secondo il nuovo regolamento del verde.
La bellezza di quest’albero è tutta concentrata nella sinuosità del grande tronco e nell’intreccio tortuoso dei rami che descrivono un vero e proprio tunnel verde: una volta che si proietta sull’asfalto in un magico gioco di luci ed ombre. Una specie di elemento di soglia, una porta sul confine tra città e campagna che ancora non si è arresa alla totale urbanizzazione. Un grande ramo, in particolare, si protende verso un terrazzino antistante in un gesto lento, naturale, di civile convivenza con l’architettura. In questo punto esatto di Battipaglia la città e la natura si toccano senza scontrarsi.
La roverella, Quercus pubescens Willd., è una quercia appartenente alla famiglia delle Fagaceae, diffusa in gran parte dell’Europa centro-meridionale e molto comune nelle zone collinari e submontane dell’Italia. Si presenta come un albero di media grandezza, alto fino a 20 metri, con chioma ampia e irregolare e corteccia grigia, spessa e profondamente fessurata con l’età. La crescita è particolarmente lenta. Specie molto adattabile, tollera bene la siccità e riesce a crescere anche in ambienti relativamente freddi. Durante l’inverno si distingue facilmente dalle altre querce perché conserva le foglie secche sui rami fino alla ripresa vegetativa della primavera successiva. Il tratto distintivo più evidente per il riconoscimento della specie è la presenza di una fine peluria che ricopre foglie, germogli e gemme, rendendoli morbidi al tatto. La fioritura avviene in primavera; i frutti, le tipiche ghiande ovoidali, maturano in autunno, parzialmente racchiusi in una cupola squamosa.
11 ottobre 2025 – © riproduzione riservata






